Boldrini porta in tribunale il sindaco leghista che le augurò lo stupro: «Che ne pensa Salvini?»
Matteo Camiciottoli, primo cittadino di Pontinvrea, nel savonese, a processo per le parole rivolte all'ex presidente della Camera, che chiama in causa Salvini

SAVONA – «Oggi sono a Savona per il processo nei confronti di Matteo Camiciottoli, il sindaco della Lega che circa un anno fa mi aveva augurato di essere stuprata per farmi 'tornare il sorriso'. Non è facile per una donna sentirsi dire certe cose e non è stato facile per mia figlia sapere che qualcuno vorrebbe che sua madre venisse violentata». Lo racconta Laura Boldrini.
Il messaggio incriminato
La vicenda a cui fa riferimento l'ex presidente della Camera risale al 2017, quando con un post pubblicato su Facebook il sindaco di Pontinvrea, paese in provincia di Savona, scrisse riferendosi a quattro africani fermati per lo stupro avvenuto nell'agosto precedente a Rimini: «Potremmo dargli gli arresti domiciliari a casa della Boldrini magari le mette il sorriso». Il primo cittadino Camiciottoli si era poi giustificato dichiarando di avere scritto sulla «mia pagina personale, non quella del sindaco, quindi ritengo di essere libero di scrivere quello che penso».
L'appello a Salvini
Oggi, in occasione della prima udienza al tribunale di Savona del processo per la diffamazione ai suoi danni, la Boldrini ha chiamato dunque in causa il leader leghista: «Qualche giorno fa Matteo Salvini mi ha chiesto pubblicamente di condannare le minacce di morte che aveva ricevuto a Milano durante una manifestazione di piazza. E io l'ho fatto perché sono convinta che il dibattito politico non possa essere dominato dall'odio e dalla violenza. Adesso sono io che chiedo a Salvini di prendere pubblicamente posizione sulle dichiarazioni del sindaco del partito di cui lui è segretario. Cosa pensa delle affermazioni di Camiciottoli che investono non solo la mia dimensione privata ma la condizione di tutte le persone, in particolare le donne, che subiscono insulti, minacce e volgarità di ogni genere?», si chiede l'esponente di Liberi e Uguali. E ancora: «Sarò presente in tribunale non solo per difendere la mia dignità di donna umiliata da questa affermazione – aveva già affermato Boldrini – ma anche in nome e per conto di tutte le persone che subiscono minacce, insulti e volgarità di ogni genere sul web senza avere, però, la forza o la capacità di reagire. Faccio una battaglia di legalità e ho deciso che gli eventuali risarcimenti andranno a sostenere progetti di educazione civica digitale».
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