29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Camere

Centrodestra, Salvini apre a Fi a capo del Senato. In cambio il Friuli

L'atteso vertice è stato anticipato da un giro di telefonate di tregua

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini
Silvio Berlusconi e Matteo Salvini Foto: ANSA /ANGELO CARCONI ANSA

ROMA - Un incontro, a colazione, da cui verrà fuori "un nome o una rosa di nomi» del centrodestra per la presidenza del Senato. Silvio Berlusconi riaprirà le porte di palazzo Grazioli a Matteo Salvini e Giorgia Meloni alle 12,30. Ma il vertice è stato anticipato da un giro di telefonate che ha sancito una tregua, dopo giorni di tensioni, tra il leader azzurro e il segretario del Carroccio.

Senato a Fi?
Durante il colloquio, in particolare, si sarebbe ragionato di uno schema che prevede la presidenza della Camera per i 5stelle e quella del Senato al centrodestra, con, però, una significativa apertura di Salvini all'ipotesi che a esprimere quel candidato sia Forza Italia. Il nome in pista per ora resta quello di Paolo Romani, su cui però ci sarebbe il veto dei grillini. In cambio, tuttavia, i padani riaprirebbero i giochi in Friuli Venezia Giulia, reclamando per Massimiliano Fedriga quella investitura che era già stata affidata a Renzo Tondo. Che ci si fidi gli uni degli altri è tutto da vedere, il problema è che le liste per la Regione vanno presentate prima che si chiuda la partita delle presidenze.

La partita di Berlusconi
Berlusconi, raccontano, è in una di quelle sue fasi in cui si fa «concavo e convesso». D'altra parte, per lui, la vera partita non è quella della presidenza delle Camere: l'obiettivo resta quello di avere un ruolo nella partita che si gioca sul governo. E che, viene spiegato da Fi, resta svincolata da quella parlamentare.

La strategia del Cav
Per questo, il leader azzurro ha «aperto» a un dialogo con i grillini, ma nell'ottica di una trattativa più ampia che comprende gli uffici di presidenza nella loro totalità. Lo spiega Renato Brunetta dopo aver incontrato i capigruppo M5s. «Abbiamo convenuto - racconta - che ci dovesse essere anche un accordo sugli uffici di presidenza, senza lasciarlo al caso del voto». Il capogruppo azzurro fa però una precisazione non di poco conto: bisogna agire, sottolinea, "tenendo conto che esistono anche il Pd e Leu». Una considerazione nei confronti dei dem che tradisce la volontà dell'ex Cavaliere di continuare a tenere la porta aperta a un governo «largo» che consenta di evitare il ritorno precipitoso al voto. Eventualità che Berlusconi mette in cima a quelle da evitare.