19 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Regione

Lazio: Zingaretti proclamato presidente, ma c’è l’ipotesi “sfiducia-lampo”

Il neo-riconfermato governatore della Regione Lazio ha deposto una corona all'Altare della Patria, ma secondo le opposizioni “non ha la maggioranza”

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti durante la cerimonia per il 40esimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e delluccisione degli agenti della sua scorta in via Mario Fani, Roma, 16 marzo 2018.
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti durante la cerimonia per il 40esimo anniversario del rapimento di Aldo Moro e delluccisione degli agenti della sua scorta in via Mario Fani, Roma, 16 marzo 2018. Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA – La proclamazione è arrivata ieri dall’Ufficio centrale regionale della Corte di Appello di Roma. Oggi, invece, si sono svolti i primi atti da governatore della Regione Lazio: Nicola Zingaretti si è recato prima all'Altare della Patria per deporre una corona. Subito dopo ha raggiunto le Fosse Ardeatine dove ha lasciato un messaggio sul registro dei visitatori: «Non dimenticheremo mai, non permetteremo mai che qualcuno dimentichi». Dalle opposizioni, però, sono sicuri che il riconfermato presidente del Pd non abbia la maggioranza necessaria per governare.

Meloni: «Il primo atto di FDI sarà la sfiducia»
«Complimenti ai consiglieri di Fratelli d'Italia eletti alla Regione Lazio – è stata la nota della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – Il primo atto del gruppo di FDI alla Pisana sarà presentare la mozione di sfiducia al presidente Nicola Zingaretti». Il testo, fa sapere la Meloni, verrà sottoposto prima alla condivisione di tutta la coalizione di centrodestra e successivamente al resto dell'opposizione:«Una volta firmata, la mozione di sfiducia metterebbe fine all'esperienza di un Zingaretti-bis che non ha nemmeno i numeri per iniziare e su questo ci auguriamo di trovare la piena disponibilità di tutte le forze alternative al Pd».

Parisi: «Sfiducia a Zingaretti? Coerente con centrodestra»
L’ipotesi lanciata da Fratelli d’Italia è stata raccolta dallo sifdante di Nicola Zingaretti, Stefano Parisi: «L'iniziativa dei partiti di centrodestra e' coerente con le proposte fatte in campagna elettorale e con il volere degli elettori. Zingaretti non ha la maggioranza e abbiamo il dovere di fare rispettare l'esito del voto riproponendo in Consiglio le nostre politiche». All’Ansa Parisi ha fatto sapere che in quella sede verrà fuori la debolezza di Zingaretti, delle sue proposte e del suo governare senza risolvere i problemi del Lazio: «Sarà naturale sottoporre a tutti i consiglieri di opposizione la mozione di sfiducia per tornare presto al voto e ridare la parola ai cittadini».

Pirozzi: «Tornare al voto»
Chi rilancia l’idea di una sfiduci-lampo è l’altro candidato alla presidenza, Sergio Pirozzi: a Radio Radio ha dichiarato che «la parola adesso, con tutto il rispetto per i due candidati, non va data a Parisi o a Lombardi, spetta ai leader nazionali. Hanno parlato Meloni e Salvini, ora si esprimano Berlusconi e Di Maio». Zingaretti, per il sindaco di amatrice, non ha i numeri quindi «non può governare se non tramite accordi ad personam. Altro che programmi, erano troppo diversi. I cittadini laziali hanno bisogno di un governo duraturo con maggioranze definite che rispettino la volontà degli elettori. E' giusto riandare al voto entro 60 giorni. Serve un programma chiaro, non rattoppi momentanei. Vedremo - ha concluso - fare una campagna costa, rifarla costerebbe di nuovo e qualcuno potrebbe dire 'tengo famiglia'. Non sarebbe scandaloso, ma riguarda l'idea della politica delle persone».