Ma di quale «libertà» parla Jovanotti: quella dei «circoli» a cui partecipa?
“A salvare il mondo non è la bellezza, ma la libertà”: lo ha affermato il cantante onnipresente sui media in questi giorni

ROMA – Rieccolo: sta arrivando a martellarci la testa, nelle tv e nelle radio, Lorenzo Cherubini al secolo Jovanotti, con la sua ultima hit. «Le canzoni – dice il testo – non devono essere belle. Devono essere stelle, illuminare la notte, far ballare la gente». E poi ecco che il nuovo pezzo musicale invita a ballare… «ognuno come gli pare ognuno come si sente», all’insegna di una libertà che si concretizza nel muoversi, appunto, ognuno come gli va. Sarà proprio questa libertà, secondo il cantante intervistato da Sky, a salvare il mondo, riprendendo Fedor Dostoevskij che sosteneva, invece, come a salvare l’uomo sia la bellezza. Ma può parlare di libertà chi – come lo stesso Jovanotti ha ammesso per errore – partecipa a riunioni segrete per decidere come dobbiamo vivere?
L’incontro segreto
A raccontare di aver partecipato ad un incontro «particolare» è stato il cantante durante l’evento che si è svolto nell´ Ateneo di Firenze il 3 Giugno 2015: «Sono stato invitato ad un summit segr… - si è corretto subito – privato, molto molto esclusivo». Sui promotori Jovanotti non si è sbottonato: «Lo ha organizzato una delle aziende più grandi del mondo, un’azienda di internet». Ad essere convocati alla riunione top secret erano state le 80 persone più influenti del pianeta. Scie chimiche? Multinazionali cattive? Gruppo Bilderberg? Suvvia, possibile che tutti i complotti fin qui ipotizzati e puntualmente ridicolizzati siano confermati da uno dei principali cantautori italiani?
La libertà
A darci un saggio di cosa sia la libertà, è sempre Jovanotti quando ci spiega che «adesso io non posso parlare liberamente di questa cosa qui perché era un incontro a porte chiuse senza nemmeno la connessione internet». Ah ecco: un cantante che parla nei suoi testi di libertà, non si sente libero di parlare dell’incontro-vertice-summit a cui è stato invitato. E cosa c’era andato a fare? «Io me la sono fatta per primo questa domanda: che ci facevo lì?»: siccome, dunque, questo incontro avveniva in Italia, Jovanotti era stato invitato come personaggio Pop, «non certo come rappresentante della canzone tradizionale» ha specificato Lorenzo. A quanto pare, la Tradizione non è molto gradita in certi circuiti che preferiscono le contaminazioni del «melting pot». Non a caso in uno dei passaggi del suo pezzo "Oh, Vita!" canta "Sono un migrante, sono un cantante", proprio nell'ottica della libertà di cui parla in questi giorni. Magari libertà di circolazione della merce (anche umana?).
Il tramonto della Politica
Poi, Jovanotti chiarisce ancora di più la funzione dell’incontro: «C’erano premi Nobel, Ceo e amministratori delegati di grandissimi multinazionali, di farmaceutiche, tecnologiche, ingegneri, attivisti per i diritti umani, femministe, il più grande skater del mondo, surfisti». Così, dopo la lunga lista, il cantante sottolinea come lì in mezzo non si sia trovato un politico. «C’era addirittura il capo della Banca Mondiale». Ma come mai allora non c’erano i politici? Molto semplice, «Perché non servono. In questi vertici – ha specificato Jovanotti – si decidono le cose. Le scelte non vengono più prese a livello politico». La spiegazione è molto semplice: se cerchi consenso, secondo Lorenzo, sbagli sempre. «Devi dare gratificazione immediata attraverso il consenso e questo è quasi sempre un errore». Ovviamente, sulle parole di Jovanotti è calato il più inquietante silenzio delle principali testate. Le stesse che in questi giorni provvederanno a lanciare il suo ultimo. Che parla di libertà.