19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Difesa Made in Italy

Riso: arriva l’etichettatura d’origine obbligatoria

Coldiretti Biella e Vercelli: «Storico accordo che pone fine all’inganno del falso made in Italy». In etichetta, insieme al luogo di trasformazione, anche il Paese di provenienza delle materia prima

ROMA – Il Mipaff prende posizione per tutelare i produttori di riso e per valorizzare la filiera italiana. Durante l’incontro di giovedì 13 aprile a Roma con gli assessori all’agricoltura di Piemonte e Veneto, le principali organizzazioni agricole, i rappresentanti dell’industria e dell’Ente nazionale risi, Maurizio Martino ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, ha proposto un piano di interventi in cinque mosse, che partirà dalla firma di un decreto per l’introduzione in via sperimentale dell’obbligo d’indicazione dell’origine del riso in etichetta.

Anche per il riso arriva l’etichettatura d’origine obbligatoria
Coldiretti ha lanciato più di un appello: troppo riso straniero proveniente da paesi a «dazio zero» venduto a prezzi «stracciati» nell’Ue, che rovina il mercato, la qualità dei prodotti, ed è rischioso per la salute, poiché arriva da luoghi di produzione che non osservano leggi stringenti quanto le nostre in materia alimentare. Il rimedio arriva ora dal ministero. «Vogliamo introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta - ha dichiarato il ministro Martina -. Lo chiediamo a livello europeo e, in accordo con il ministro Calenda, siamo pronti a sperimentare questo strumento in Italia».

Da che Paesi proviene il riso che mettiamo in tavola
Il provvedimento nato dall’accordo tra Mipaff e ministero dello Sviluppo economico prevede che sull’etichetta del riso debbano essere indicati sia il Paese di coltivazione sia quello di trasformazione. Le due diciture dovranno essere apposte in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili. In questo modo anche per il riso ci si allinea a quanto sta per accadere dal 19 aprile per latte e derivati, e quanto accadrà presto per la pasta. Si potrà distinguere tra il luogo di provenienza del risone (il riso non lavorato) e quello in cui viene effettuata la sua trasformazione in prodotto da tavola.

Coldiretti denuncia il crollo dei prezzi del risone italiano
Dal dossier «#SosRisoItaliano elaborato da Coldiretti emerge l’aumento di cinque volte dei prezzi dalla risaia alla tavola. I prezzi del risone italiano da dicembre hanno subito un crollo del 33,4% mentre sugli scaffali dei supermercati sono rimasti pressoché stabili, con un danno per i consumatori ed una perdita per i produttori stimata in 115 milioni di euro nel solo 2016.
«Il risone italiano viene pagato tra i 32 ed i 36 centesimi al chilo per l’Arborio e dai 33 ai 38 centesimi al chilo per il Carnaroli, mentre le varietà che arrivano dall’Asia costano circa la metà del nostro prezzo di produzione, che comprende le spese affrontate per rispettare le norme su sicurezza, salute e ambiente – spiega Paolo Dellarole, presidente della sezione Biella e Vercelli - la produzione nazionale sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni ma fino ad oggi si è preferito speculare sulle importazioni low-cost ad alto rischio perché è stato possibile spacciare il riso straniero per italiano. Con lo storico accordo tra Martina e Calenda si pone finalmente fine all’inganno del falso made in Italy».

Altri punti del progetto ministeriale
Oltre al decreto, il Mipaff è pronto ad integrare il dossier già aperto con la Commissione europea, per rinnovare la richiesta di attivazione della clausola di salvaguardia. Inoltre il ministero si impegna allo stanziamento di 2 milioni di euro per campagne di comunicazione dedicate da sviluppare in coordinamento con l’Ente risi. L’obiettivo è quello di contribuire ad una maggiore conoscenza delle caratteristiche del prodotto e a un rilancio dei consumi di riso, valorizzando il lavoro dei produttori agricoli.