Allarme riso importato: troppo e pericoloso
La denuncia arriva da Coldiretti Vercelli e Biella. +21% di importazioni nel 2016, 12 allerte sanitarie in Europa su riso e derivati. A rischio la filiera italiana con i suoi 10mila addetti
VERCELLI – Coldiretti la definisce come «una vera e propria invasione», è l’aumento esponenziale del riso importato sulle tavole italiane ed europee. I dati arrivano da un’indagine svolta dall’Organizzazione sulla base dei dati Istat relativi al 2016. Il fenomeno si registra già da alcuni anni, ma in quello appena trascorso ha raggiunto livelli record, causa di un infelice abbinamento tra danno economico e pericolo sanitario.
Importazioni a +21% e 12 allerte sanitarie
Le importazioni di prodotto straniero sono cresciute a doppia cifra, +21%, un autentico record, che si accompagna anche ad alcuni eventi preoccupanti. La difesa del riso made in Italy, infatti non ha solo ragioni prettamente economiche, nel 2016 in Europa sono scattate ben 12 allerte sanitarie da contaminazione per riso e prodotti a base di riso provenienti da Paesi extra UE, dato certificato dal RASFF, sistema di allarme rapido comunitario. Nelle partite fuorilegge sono state riscontrate più presenze irregolari pericolose per la salute dei consumatori, in ordine sparso: antiparassitari, aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti e presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa.
Riso importato: i numeri e la provenienza
Nell’ultima campagna in Europa sono entrate 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, di cui 370.000 dai cosiddetti P.M.A., ovvero Paesi Meno Avanzati. Il record sul suolo italiano spetta al Vietnam che ha incrementato l’introduzione sui mercati nazionali del 489%, ed alla Thailandia che cresce del 46%. Secondo Coldiretti il fenomeno è collegato a doppio filo con le scelte sulla politica delle importazioni effettuate dall’Ue: «Ormai i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’introduzione del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA a dazio zero» spiega l’Associazione. Si tratta di un regine agevolato che dovrebbe facilitare l’ingresso sul mercato comunitario di prodotti provenienti dai Paesi Meno Avanzati di cui sopra, così da aiutarne lo sviluppo. In realtà, sempre secondo Coldiretti, è una bella «zappa sui piedi» sia per i produttori italiani, sia per quelli stranieri, a meno che non facciano capo a giganti dell’agroalimentare: «La misura finisce per favorire le multinazionali del commercio senza ricadute concrete sugli agricoltori locali che subiscono peraltro lo sfruttamento del lavoro anche minorile e danni sulla salute e sull’ambiente provocati dall’impiego intensivo di prodotti chimici».
Appello per la salvaguardia del riso italiano
L’Italia mantiene il primato europeo della produzione di riso, con un territorio dedicato di 237 mila ettari, che oltre a rivestire un importante ruolo ambientale impiega 10mila famiglie, ma l’arrivo in massa dei prodotti stranieri sta erodendo la filiera, come sottolinea Paolo Dellarolle, presidente Coldiretti Vercelli e Biella: «Le importazioni sconsiderate di riso lavorato «Indica» dall’Oriente stanno facendo crollare la produzione in Italia dove le semine si spostano sulla varietà «japonica» con gravi squilibri di mercato. Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, la pubblicità dei nomi delle industrie che utilizzano riso straniero e attraverso interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate, che prevengano il rischio di perdite economiche per i nostri risicoltori e non agiscano quando i danni si sono già verificati».