26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Il commento del leader della Lega all'arresto di 2 marocchini

Salvini contro Mons. Galantino: L'immigrazione clandestina finanzia l'Isis, basta accoglienza

Due marocchini in manette nell'ambito di un'indagine finalizzata ad accertare attività con finalità di terrorismo. Per il segretario della Lega dice basta ad un'accoglienza sconsiderata dei migranti, promossa dal segretario generale della CEI

ROMA - «Terrorismo, due immigrati arrestati a Savona. Ma monsignor Galantino (segretario dei vescovi italiani) continua a spiegarci che dobbiamo "accogliere, accogliere, accogliere..."». È così che Matteo Salvini torna ad attaccare il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana in materia di immigrazione, stavolta commentando, sul suo profilo Facebook, l'arresto di due cittadini marocchini, nel savonese, nell'ambito di un'indagine finalizzata ad accertare attività con finalità di terrorismo. «Chi gli spiega che l'immigrazione clandestina finanzia l'ISIS? Accogliere "nella misura del possibile" dice il Catechismo. Forse qualche monsignore non l'ha letto», spiega ancora il leader della Lega Nord.

La ragazza col mitra in mano
La polizia ha, che ha condotto l'operazione, ha arrestato due persone e denunciato una terza. Si tratta di tre marocchini, tra i 27 e i 44 anni, tutti residenti in provincia di Savona, in Italia da anni, con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e in materia di falso. Le indagini, dirette dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, sono partite dopo la segnalazione di una giovane savonese al Commissariato di P.S. online della Polizia Postale e delle Comunicazioni, relativa ad un messaggio Whatsapp pervenuto sull'utenza cellulare della ragazza da un contatto non presente nella sua rubrica e originante da un numero del Marocco. Ciò che aveva indotto la venticinquenne a rivolgersi alla Postale era l'immagine riprodotta nel profilo Whatsapp: la foto, cioè, di una giovane ragazza con un mitra in mano ed in posizione di tiro.

Possibile attivismo nel campo del proselitismo all'Is
La segnalazione è stata subito inviata agli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia che, anche con l'aiuto della ragazza, hanno ricostruito che circa tre mesi prima, transitando nei pressi di una struttura data in cessione a profughi provenienti dall'Africa, la giovane aveva prestato il proprio cellulare ad uno dei marocchini lì residente, che a suo dire aveva la necessità di contattare dei conoscenti nel Paese d'origine. Le successive indagini della polizia ligure, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno quindi ricostruito una fitta rete di contatti dai quali è emerso il sospetto di possibile attivismo dei tre indagati nel campo del proselitismo all'autoproclamato Stato Islamico.

Le indagini e le perquisizioni
La complessa attività investigativa, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche internazionali e telematiche, nonchè del costante monitoraggio delle navigazioni in Rete, ed in particolare sui social network, degli indagati ha infine evidenziato come i tre marocchini creassero profili Facebook utilizzando numeri di cellulari intestati ad altre persone. La Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, sulla base delle risultanze investigative, ha emesso i provvedimenti di perquisizione eseguiti dal personale della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia, insieme a quello della D.I.G.O.S. e della Squadra Mobile della Questura di Savona, e l'ausilio di una Unità cinofila della Polizia di Torino, presso i domicili dei tre marocchini, dove sono stati rinvenuti e sequestrati telefoni cellulari che saranno ora sottoposti ad analisi tecniche più approfondite, che però hanno già evidenziato la presenza di ulteriori profili e siti in lingua araba utilizzati dagli indagati, adesso al vaglio degli investigatori.

Droga durante la perquisizione
Peraltro, nel corso delle perquisizioni è stata anche rinvenuta cocaina, bilancini e circa 5 mila euro in contanti, nonché una decina di documenti di identità italiani, non rubati, sui quali sono in corso approfondimenti per verificare se siano legati ad una possibile attività di spaccio da parte degli arrestati, ad esempio lasciati a garanzia del debito, o se invece il loro possesso sia finalizzato a ben altri impieghi. L'operazione di oggi si inserisce nel più ampio contesto della intensificata attività antiterrorismo condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni a partire dall'autoproclamazione dello Stato Islamico del giugno 2014.