17 agosto 2025
Aggiornato 20:00
29enne colpita con una spranga

Giovane ricercatrice torinese uccisa a Ginevra: forse conosceva il suo assassino

La giovane torinese è stata brutalmente aggredita e uccisa in un quartiere residenziale di Ginevra da un uomo ancora in fuga. I media svizzeri profilano l'ipotesi della pista passionale

29enne italiana uccisa a Ginevra
29enne italiana uccisa a Ginevra Foto: Shutterstock

GINEVRA – Forse Valentina Tarallo non è stata uccisa nel corso di una rapina. Forse Valentina conosceva il suo assassino. Si profila la pista passionale: questo dicono i media svizzeri rispetto al giallo della giovane ricercatrice uccisa a Ginevra. Erano le 21.30 di lunedì e Valentina Tarallo stava tornando a casa dalla palestra. Un uomo l'ha aggredita alle spalle per portarle via la borsa, Valentina ha reagito e l'aggressore l'ha colpita violentemente alla testa, lasciandola a terra in una pozza di sangue, esanime, in quel quartiere residenziale di Ginevra in cui Valentina abitava da un po'. A Ginevra la ricercatrice 29enne torinese viveva da quando si era laureata, lavorando ad un dottorato di Fisiologia cellulare e metabolismo presso la facoltà di Medicina dell'Università di Ginevra.

Le urla di Valentina e la fuga dell'aggressore
Come riporta "La Stampa", un testimone, al 22 di avenue de la Croisette, racconta di aver sentito le urla della ragazza e il rumore del ferro che sbatte sull'asfalto. Affacciatosi alla finestra, l'uomo ha visto Valentina accasciata su un'auto e l'arma del delitto a terra. I soccorsi arrivano ma per la giovane ricercatrice non c'è nulla da fare: Valentina muore sull'asfalto freddo di una città che non è la sua. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l'uomo avrebbe avvicinato la giovane, che, reagendo, avrebbe provocato la reazione violenta dell'aggressore. Poi la fuga di lui, che fa perdere le tracce.

La spranga
Per ucciderla l'aggressore avrebbe utilizzato una «specie di piede di porco lungo una settantina di centimetri» che «la polizia ha sequestrato», scrive il quotidiano Le Matin. Secondo le testimonianze, gli inquirenti sarebbero alla ricerca di un uomo tra i venti e i trenta anni, di origine africana, alto circa un metro e novanta. «Stavo tornando a casa. C’era un corpo sull’asfalto, tentavano di rianimarlo. Per terra c’era una sbarra di ferro, lunga circa mezzo metro. Forse di più. Sembrava un pezzo di una scala. Sembrava molto pesante. Ho visto gli agenti infilarla in una sacca e portarla via», riporta il quotidiano piemontese.

L'assassino in fuga
Una nota diffusa dalla Procura della città svizzera comunica che «l’autore dell’omicidio è tuttora in fuga ed eventuali testimoni sono invitati a entrare in contatto rapidamente». Sempre Le Matin riporta la voce di un testimone, secondo il quale la ragazza sarebbe stata colpita con «la gamba di un sedia, di metallo, di lunghezza tra 60 e 70 centimetri», che «i poliziotti hanno preso e messo in un sacchetto di plastica». La polizia ha avvisato i genitori della giovane ricercatrice che vivono a La Loggia, alle porte del capoluogo piemontese, che stanno arrivando a Ginevra per riportare a casa la salma della 29enne.