19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
a rischio la sopravvivenza dei più deboli

Roma, le case-famiglia lanciano un appello a Tronca e Zingaretti

La lettera aperta del presidente di Casa al Plurale, Luigi Vittorio Berlino, è indirizzata al commissario di Roma e al presidente della regione Lazio

ROMA - «Papa Francesco ha aperto il Giubileo ricordando la figura del Samaritano, una storia bellissima, perché descrive quello che tutti i cittadini, ovvero le persone che vivono in una comunità, dovrebbero fare». Con queste parole prende il via la lettera aperta del presidente di Casa al Plurale, Luigi Vittorio Berlino, indirizzata al commissario di Roma, il prefetto Francesco Paolo Tronca, e al presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti.

La lettera aperta di Berliri
«A Roma - ricorda Berlino - esistono tante case-famiglia per persone con disabilità e per ragazzi e per bambini e per donne in difficoltà: per persone che non hanno una famiglia che possa prendersi cura di loro. La città, che è la loro comunità, invece di mandarli in anonimi istituti, ha scelto, per fortuna, di accoglierli in casa famiglia. Sono case calde, belle e accoglienti, dove lavorano persone che hai voglia a 'farsi prossimo' e a versare fiumi di vino e olio; anzi, mi permetto di sottolineare, rendono la vita ferita dei ragazzi, dei disabili, delle donne accolte una vita bella, una vita possibile, nella quale le ferite si trasformano in 'feritoie' e attraverso le quali passa la Vita vera ed si scorgono pezzi di umanità».

400 operatori lavorano nelle case famiglia
Di qui l'appello al prefetto Tronca e al governatore Zingaretti ringraziandoli per l'attenzione e la sensibilità. «Le case famiglia, ognuna autonoma e diversa, si sono riunite in un'associazione di secondo livello, 'Casa al Plurale' di cui io ne sono il presidente. Sono oltre cinquanta - ricorda Luigi Vittorio Berlino - le case famiglia rappresentate, nelle quali vivono 300 persone con disabilità, 80 minori e molte mamme in difficoltà. Ci lavorano 400 operatori. Perché vi scrivo dunque? Scrivo perché la mia comunità - la Capitale d'Italia - non vuole ricordare l'ultima parte, quella più 'laica' e concreta, quella meno romantica della parabola del Samaritano. Si è dimenticata che prendersi cura significa trovare i 'due denari' per fare in modo che la Vita delle persone ai margini possa essere degna di essere vissuta. Bisogna, con coraggio, fare delle scelte. Se i denari sono pochi, andranno destinati per prima cosa ai più fragili, ai più deboli."

L'appello a Tronca e a Zingaretti
«Caro Commissario, Caro Presidente, ad oggi il Comune di Roma e la Regione Lazio stanziano per le case famiglia meno della metà di quanto servirebbe. E con i soldi stanziati - scrive - non è possibile pagare il lavoro dei tanti "osti": educatori professionali, assistenti, non è possibile garantire la sopravvivenza delle case famiglia. In questo momento, solo con i finanziamenti previsti da Comune e Regione, la paga di un educatore professionale sarebbe pari a 1.54 euro per ogni ora di lavoro! Non è possibile, dunque, prendersi cura. Roma Capitale - esorta - si riprenda il suo ruolo: sarà capitale solo se in grado di prendersi cura dei più fragili, proprio come la Lupa Capitolina si prese cura di Romolo e Remo, che non erano figli suoi.  E' questa la sfida che lanciamo per il futuro di Roma e di tutti i suoi cittadini, nei prossimi cento giorni» conclude Berlino. (Fonte Askanews)