16 aprile 2024
Aggiornato 06:00
La leader di FdI chiede a Mattarella la revoca del titolo di Cavaliere al dittatore jugoslavo

Meloni: «Quando la sinistra s'inchinò a Tito, l'uomo delle foibe»

Il leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ricorda i martiri italiani dell'esodo giuliano-dalmata e chiede al Capo dello Stato la revoca del titolo di Cavaliere al dittatore Tito, l'uomo delle foibe. Anche il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, invita a non dimenticare il dramma che hanno vissuto molti connazionali.

ROMA - Il leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ricorda i martiri italiani dell'esodo giuliano-dalmata e chiede al Capo dello Stato la revoca del titolo di Cavaliere al dittatore Tito, l'uomo delle foibe. Anche il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, invita a non dimenticare il dramma di troppi connazionali.  

IL TWEET DI GIORGIA PER I MARTIRI DELLE FOIBE - "Oggi Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe e del dramma dell'esodo giuliano-dalmata. Alle 18 un tweetstorm con l'hashtag #10febbraio». È quanto scrive su Twitter il presidente di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni. E, insieme alla sua voce, si leva anche quella di Edmondo Cirielli, un altro deputato di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: «Un eccidio scomodo, sottaciuto per tanto, troppo tempo. Donne e uomini ammazzati su ordine del dittatore comunista Tito, perché italiani. Centinaia di migliaia di nostri connazionali della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell'Istria, costretti a fuggire e a lasciare loro terra. Onore a tutte le vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, che oggi ricordiamo perché ci sia piena consapevolezza di ciò che è stato quel massacro e quel periodo drammatico della nostra storia». Giorgia Meloni chiede al nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di revocare il titolo di Cavaliere al dittatore Tito, l'uomo delle foibe. E ricorda a tutti gli italiani perché il dieci febbraio è una data importante della nostra storia nazionale.

GLI ITALIANI SONO STATI VITTIME DI UNA VERA E PROPRIA PULIZIA ETNICA - "Non dobbiamo dimenticare quello che è il 10 febbraio, un giorno in cui si ricordano migliaia di persone massacrate per il solo fatto di essere italiane. Perché questo è stato l’unico vero motivo: noi italiani siamo stati vittime di una pulizia etnica. In una qualunque nazione normale, un giorno come questo sarebbe celebrato da tutti, indistintamente", ha dichiarato durante un'intervista a Qelsi, Giorgia Meloni. Ed ha aggiunto, facendo riferimento a chi, come fece due anni fa l'ex sindaco di Napoli, De Magistris, si rifiiuta di celebrare la giornata del Ricordo dei martiri delle foibe: «Dobbiamo ricordare gli ultimi eroi del Risorgimento, i ragazzi morti durante le manifestazioni a Trieste nel 1953, chi si è sacrificato per la nostra Patria. Ci saranno sempre sacche di resistenza, da parte di chi essendo privo di particolare identità ha bisogno di un nemico per crearsene una.»

IL RICORDO DELLA LEGA NORD - «10 febbraio Giorno del Ricordo dei Martiri delle foibe. Oltre 10.000 morti, compresi donne e bambini, massacrati (e a lungo dimenticati) solo perché non erano comunisti. Una preghiera e un impegno, Non dimenticare»: è quanto ha scritto su Facebook il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini.  «Lo Stato sapeva e ha tradito gli italiani, lasciandoli morire nelle foibe, un dramma censurato per cinquant'anni. Oggi è venuto il momento di dare ai familiari degli esuli, colpiti al cuore e nei loro beni, i risarcimenti che il Paese deve loro», fa eco al suo segretario il leghista Massimiliano Fedriga, che questa mattina ha chiesto e ottenuto un momento di riflessione in Aula nella giornata del ricordo. «Diecimila persone uccise e 350mila esuli - ha proseguito - pesano oggi sulla coscienza storica del Paese e ancora qualcuno, nelle frange dell'estrema sinistra, censura la piena responsabilità del comunismo titino. Ferruccio Parri e Alcide de Gasperi denunciarono la scomparsa di migliaia di connazionali, ma lo Stato, all'epoca, non fece niente per impedire il massacro». Quindi ha concluso: «Un reduce, Piero Tarticchio, ci dice chiaramente che la ferocia comunista titina si accanì contro i cittadini comuni, e che i treni degli esuli venivano presi a sassate da certi ferrovieri dell'epoca. Oggi il governo ha il dovere di ridare dignità al ricordo, di scusarsi e risarcire le popolazioni all'epoca tradite e consegnate ai massacri dell'estremismo comunista».