A Palermo c'è già l'esplosivo contro Di Matteo
Sale a Palermo il livello d'attenzione nei confronti del pm Nino Di Matteo. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano La Repubblica, infatti, Cosa nostra si starebbe adoperando per accelerare i tempi per un possibile attentato dinamitardo contro il magistrato che regge l'accusa nel processo Stato-mafia. Secondo un confidente il tritolo sarebbe già arrivato in città.
PALERMO - Sale a Palermo il livello d'attenzione nei confronti del pm Nino Di Matteo. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano La Repubblica, infatti, Cosa nostra si starebbe adoperando per accelerare i tempi per un possibile attentato dinamitardo contro il magistrato che regge l'accusa nel processo Stato-mafia. In base a quanto rivelato da una fonte, che in Procura considerano «molto attendibile», il tritolo destinato all'agguato sarebbe già arrivato nel capoluogo siciliano. Non è la prima volta che un confidente riferisce dell'imminenza di un possibile attentato nei confronti di Di Matteo.
MINACCE E INTIMIDAZIONI ALLA PROCURA DI PALERMO - Già nel gennaio di quest'anno e nel luglio del 2013, infatti, si era parlato analogamente di esplosivo giunto a Palermo, e pronto per essere utilizzato. Due circostanze che furono precedute, nella primavera dell'anno scorso, da alcune lettere anonime arrivate alla Procura di Palermo, in cui si faceva riferimento alla volontà delle cosche, «in un momento di confusione istituzionale», di eliminare il magistrato intorno al quale ormai da anni sono sempre più stringenti le misure di sicurezza. Intanto al Palazzo di Giustizia di Palermo, anche a seguito delle inquietanti incursioni anonime nella stanza del procuratore generale Roberto Scarpinato, i controlli sono stati ulteriormente rafforzati attorno all'edificio e a tutto il pool di magistrati del processo per la trattativa Stato-mafia.
CONFISCATI BENI PER 3,5 MLN DI EURO ALL'IMPRENDITORE CAMMARATA - Intanto, sono stati confiscati beni per un valore di 3,5 milioni di euro: sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta nei confronti dell'imprenditore Alberto Cammarata, 44enne di Gela, risultato vicino alla famiglia di Cosa nostra gelese riconducibile al boss Giuseppe Piddu Madonia. In particolare, Cammarata, risultato a disposizione del clan gelese, ha destinato alle famiglie di Cosa nostra ingenti disponibilità finanziarie in cambio di interventi finalizzati ad imporre le proprie forniture di inerti, utilizzando, per tale scopo, il metodo delle sovrafatturazioni di forniture e/o trasporti. Ciò gli ha consentito, sostanzialmente, di acquisire posizione dominante e di esclusivo controllo nel settore nevralgico delle forniture e del trasporto dei materiali inerti impiegati per la realizzazione di opere pubbliche e private. Lo scorso gennaio, sempre su proposta del Direttore della D.I.A, è stato sequestrato il patrimonio immobiliare ed imprenditoriale, del valore di circa 3 milioni di euro, del fratello, risultato a sua volta vicino a Cosa nostra. Oggetto del provvedimento di oggi sono imprese, quote societarie, beni mobili, immobili e rapporti bancari.