19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Giustizia

L'Ilva dovrà risarcire i residenti del quartiere Tamburi

La storica sentenza è stata emessa dal tribunale tarantino che, in sede di giudizio, per la prima volta, ha riconosciuto il danno conseguente alla ridotta possibilità di godimento dell'immobile a causa dell'inquinamento industriale

TARANTO - L'Ilva è stata condannata a risarcire un gruppo di residenti che abita vicino allo stabilimento di Taranto per danni da inquinamento. La storica sentenza è stata emessa dal tribunale tarantino che, in sede di giudizio, per la prima volta, ha riconosciuto il danno conseguente alla ridotta possibilità di godimento dell'immobile a causa dell'inquinamento industriale.

GETTO PERICOLOSO DI COSE - La sentenza del giudice civile, Marcello Maggi, è del febbraio scorso ed i condòmini - residenti in via De Vincentis al quartiere Tamburi, il più vicino e più colpito dalle polveri dell'industria - rappresentati in giudizio dagli avvocati Massimo Moretti ed Eligio Curci, hanno già ricevuto dall'Ilva indennizzi compresi tra gli 11mila ed i 15mila euro ciascuno. La causa fu avviata nel 2006 quando divenne definitiva una sentenza penale di condanna per amministratori e dirigenti Ilva per il reato di «getto pericoloso di cose», cioè per le polveri minerali sparse sulla città ed in particolare sul vicino quartiere Tamburi. Prima di decidere sul caso, il giudice ha affidato una complessa e costosa perizia chimica per accertare che le polveri che negli anni hanno danneggiato l'edificio sono le stesse provenienti dallo stabilimento siderurgico. L'Ilva inoltre si è opposta alla nomina di un consulente residente a Taranto per conflitto di interessi ed il giudice prudenzialmente ha dovuto sostituire il perito nominato con un consulente residente in altra città. 

I RIBELLI DI TAMBURI - Quando la causa fu avviata, il gruppo di residenti fu definito i «ribelli dei Tamburi» per aver avuto il coraggio di schierarsi contro il colosso siderurgico nonostante molti di loro fossero dipendenti o avessero parenti impiegati nella fabbrica e nonostante i precedenti giurisprudenziali si fossero conclusi quasi sempre favorevolmente all'industria. Nel corso del giudizio alcuni condòmini sono morti per tumore. «Per oggi non possiamo che gioire del risultato raggiunto dai ribelli - commentano gli avvocati Curci e Moretti - e sperare che questi risarcimenti riescano, almeno parzialmente, a lenire la pena di quanti hanno dovuto sopportare l'ingiusta compressione dei propri diritti a causa dell'inquinamento industriale».