12 ottobre 2025
Aggiornato 11:00
Cronaca

Lotta alla camorra: diversi arresti fra il clan De Micco

La polizia di Napoli sta eseguendo diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di appartenenti al sodalizio criminale. Sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione e porto di armi da sparo

NAPOLI - La polizia di Napoli sta eseguendo diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di appartenenti al clan della camorra riferibile ai fratelli De Micco, per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione e porto di armi da sparo. Le indagini degli uomini della squadra mobile partenopea hanno accertato che gli interessi criminali hanno generato contrasti con altri clan, determinando gravi fatti di sangue.

14 ARRESTI - Il bilancio dell'operazione della polizia contro il clan della camorra De Micco è di 14 arresti. Le indagini, riscontrate anche attraverso le dichiarazioni di recenti collaboratori di giustizia, hanno consentito di accertare l'esistenza di un'organizzazione camorristica facente capo ai fratelli De Micco, in passato legati al clan Cuccaro di Barra, operativa nel quartiere di Ponticelli, già «feudo» indiscusso del clan Sarno, e dedita al controllo del territorio e alla gestione delle conseguenti attività illecite, in particolare il traffico di droga. L'ascesa del clan De Micco è testimoniata anche da numerose ordinanze cautelari emesse negli ultimi mesi nei confronti di esponenti dell'organizzazione per reati di estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione e per fatti di sangue legati all'acceso contrasto sul territorio con il clan D'Amico.

LA GUERRA CON I D'AMICO - I rapporti conflittuali tra i due clan, che si contendono da mesi il controllo del territorio di Ponticelli, sono stati segnati infatti da frequenti sparatorie effettuate in alcuni casi a titolo dimostrativo, in altri allo scopo di procedere all'eliminazione fisica degli avversari, come è accaduto per il duplice omicidio avvenuto nel gennaio 2013 dei due appena diciottenni Antonio Minichini e Gennaro Castaldi, appartenenti al clan D'Amico, nonchè per l'omicidio nel marzo 2013 di Alessandro Malapena, affiliato al clan De Micco, per il quale sono stati arrestati Giuseppe D'Amico, Gaetano Lauria e Giovanni Favarolo.

LA CONTABILITA' DEL CLAN - Nel corso di una recente perquisizione è stato trovato anche una sorta di «libro mastro» del clan, riportante tra l'altro una partizione delle quote periodiche dei profitti derivanti dalle attività illecite, nonchè le «mesate» da versare agli affiliati e le «spese» sostenute per i beni strumentali a sostegno dell'organizzazione, come armamenti e costo degli avvocati. L'adesione incondizionata al clan De Micco da parte degli affiliati è testimoniata, tra l'altro, dal fatto che si è accertato che alcuni degli indagati hanno tatuato sul corpo il simbolo «BODO», che è l'appellativo con il quale viene indicato lo stesso clan, accompagnato dalla scritta «rispetto, fedeltà e onore».