L'ombra della coca sul duplice omicidio di via Muratori
Gli investigatori sospetterebbero che Carolina Ortiz Payano e Massimiliano Spelta siano stati uccisi nell'ambito di un regolamento di conti legato al traffico di cocaina. L'ipotesi è che potrebbero essere stati «giustiziati» per uno sgarro, nello stile dei narcos sudamericani (o di chi ambisce ad esserlo) che dell'efferatezza fanno il loro vessillo
MILANO - Il riserbo è massimo, gli accertamenti ancora in corso e le persone da sentire ancora diverse ma con il passare delle ore gli investigatori della Squadra Mobile di Milano che indagano sull'agguato mortale commesso ieri sera nella zona Porta Romana di Milano, sospetterebbero che Carolina Ortiz Payano e Massimiliano Spelta siano stati uccisi nell'ambito di un regolamento di conti legato al traffico di cocaina. L'ipotesi è che potrebbero essere stati «giustiziati» per uno sgarro, nello stile dei narcos sudamericani (o di chi ambisce ad esserlo) che dell'efferatezza fanno il loro vessillo.
Di certo si sa che ieri sera l'obbiettivo dell'assassino e del suo complice non era uno, ma due. Erano marito e moglie, anzi forse sarebbe meglio dire moglie e marito, dato che il killer ha sparato prima alla donna, senza farsi scrupolo della bambina di 18 mesi che portava in braccio, né di colpirla alla schiena mentre tentava inutilmente di fuggire. Un'ipotesi, sempre e soltanto un'ipotesi, è che questa bella e giovane ragazza di Santo Domingo dovesse pagare per prima il conto proprio perché «latina» come il suo killer o come chi lo ha mandato tra il traffico delle 20, i locali dell'aperitivo e i ristoranti a compiere la sua vendetta. O forse che dovesse essere punita in quanto «latina» da chi non vuole che i sudamericani calpestino la sua piazza.
Un duplice omicidio commesso da uno che sa come si usa un revolver e che non ha esitato a scaricare contro due incensurati un intero caricatore, probabilmente senza sbagliare un colpo. Un duplice omicidio che dunque potrebbe trovare il suo movente nella cocaina: come quel mezzo etto trovato dagli investigatori nel cassetto del comodino della camera da letto dell'appartamento di cento metri quadri in via Mecenate 84 dove Spelta, la moglie e la figlia vivevano tra un viaggio e l'altro a San Domingo. Paese da cui, da qualche anno, l'ex piccolo imprenditore di un'azienda (a capitale familiare) di integratori alimentari fallita l'anno scorso, faceva la spola, fermandosi anche per lunghi periodi. E da dove un paio di anni fa portò in Italia la sua Carolina, e nel quale con la sua Carolina sembra volesse aprire un'attività.
Viaggi, vacanze, che non si sa con che soldi venissero pagati, dato che i familiari del 43enne originario di Quistello nel mantovano, hanno spiegato agli agenti della Omicidi di non sapere come, dopo il fallimento dell'azienda, Spelta si mantenesse e mantenesse moglie e figlia. Ecco allora, di nuovo, l'ombra lunga della cocaina, e l'ipotesi, ancora solo un'ipotesi, che quella coppia di sconosciuti possa aver tentato il grande salto finendo in un giro troppo grande e commettendo un errore che potrebbe esser stato loro fatale.