28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
Al via il censimento

Esercito, stretta su piercing e tatuaggi

Proibiti tutti i tatuaggi sulle parti del corpo visibili con le uniformi estive. Proibiti, su qualsiasi parte del corpo, i tatuaggi che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano portare discredito alle Istituzioni della Repubblica italiana e alle Forze Armate. Vietati i piercing su qualsiasi parte del corpo

ROMA - Nell'Esercito italiano giro di vite contro l'uso dei tatuaggi e dei piercing. Per nuove leve e militari già arruolati «proibiti tutti i tatuaggi sulle parti del corpo visibili con le uniformi estive. Proibiti, su qualsiasi parte del corpo, i tatuaggi che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano portare discredito alle Istituzioni della Repubblica italiana e alle Forze Armate. Vietati i piercing su qualsiasi parte del corpo». I militari già arruolati che già abbiano dei tatuaggi d'ora in poi dovranno denunciarli al comandante del corpo e sottostare a una verifica sulla loro conformità.

Le nuove prescrizioni sono contenute in una direttiva «relativa alla regolamentazione dell'applicazione di tatuaggi» dello Stato Maggiore dell'Esercito dello scorso 26 luglio e inviata ai vari comandi generali di tutta Italia. La regolamentazione - si legge nel documento diffuso dal sito internet forzearmate.org - è stata imposta «per prevenire e contenere situazioni che possano incidere sul decoro dell'uniforme e sull'immagine dell'Esercito», considerando anche «i riflessi negativi che il ricorso a tatuaggi o piercing possono avere sulla capacità del singolo di assolvere determinati incarichi operativi, nonchè eventuali aspetti sanitari».

Il documento spiega che l'uso del tatuaggio ha attinenza sia con la «salvaguardia e decoro dell'uniforme», che con le «situazioni operative» - soprattutto quelle svolte all'estero in paesi con culture diverse da quelle occidentali - e dispone che «la Forza armata dal momento dell'entrata in vigore della presente direttiva non consentirà al personale di apporsi tatuaggi o piercing in parti visibili del corpo».

Per quanto riguarda i concorsi, precisa la direttiva dello Stato maggiore dell'Esercito, «in sede di selezione la presenza di tatuaggi può comportare un giudizio di esclusione secondo le previsioni del rispettivo bando», ma in ogni caso «il personale militare arruolato prima dell'entrata in vigore della presente direttiva partecipante ai concorsi interni della Forza armata non sarà escluso per la presenza di tatuaggi poichè arruolato con la normativa previgente».

La situazione pregressa all'atto dell'entrata in vigore della direttiva sarà gestita con un «censimento» interno: «Tutto il personale dovrà provvedere a sottoscrivere obbligatoriamente una dichiarazione sulla presenza o meno di tatuaggi, che viene conservata nella documentazione personale. Nel caso di presenza di tatuaggi la dichiarazione è integrata con una descrizione dettagliata degli stessi». In futuro, chiarisce ancora la direttiva, «per il personale in servizio vige il divieto di farsi applicare nuovi tatuaggi non consentiti secondo quanto disposto». Anche qui sarà il comandante del corpo a controllare.

«Qualora venga rilevato un tatuaggio di tipo non consentito» il militare rischia di subire un provvedimento disciplinare che, nei casi particolarmente gravi, può essere «una sanzione disciplinare di stato». In ogni caso «non può essere sollecitata o suggerita al militare direttamente o implicitamente la rimozione del tatuaggio, tenuto conto dell'invasività dei trattamenti medici richiesti e dei possibili esiti del trattamento stesso».

Stato maggiore: Direttiva tatuaggi ancora non emanata - La direttiva per la regolamentazione dell'applicazione di tatuaggi e piercing nell'Esercito «non è ancora stata diramata. I contenuti infatti sono ancora oggetto di approfondimento e valutazione da parte della Forza Armata, fermo restando che l'iniziativa è stata presa anche in analogia a quanto in materia già disciplinato da altre Forze Armate». Lo precisa in una nota lo Stato maggiore dell'Esercito.