Tragedia familiare a Brescia, uccide l'ex moglie ed altri tre
L'uomo arrestato grazie all'internvento di un Carabinieri non in servizio. La Procura procede per omicidio plurimo aggravato. Avvocati: Spesso le denunce restano lettera morta. Due delle vittime originarie di Reggio Calabria
ROMA - Tragedia familiare a Brescia: un uomo ha ucciso la sua ex moglie ed altre tre persone nel corso della notte nel quartiere di San Polo. Decisivo l'intervento di un carabiniere che, benché non in servizio, richiamato dagli spari e dalle grida d'aiuto, ha inseguito l'uomo ed è riuscito a disarmarlo al termine di una colluttazione. L'uomo, che aveva provato ad uccidersi, è stato arrestato.
Secondo quanto riporta Brescia Oggi nella sua edizione online, un camionista di 34 anni ha atteso il rientro a casa dell'ex moglie dalla quale ha avuto tre figli e ha sparato con una pistola uccidendo lei e un amico della donna. E' poi salito in casa, e ha sparato ancora ammazzando la figlia della donna avuta da una precedente relazione, una ragazza di 19 anni, e il suo fidanzato, risparmiando dalla furia omicida i tre bambini di 10, 7 e 5 anni avuti dalla donna.
La Procura procede per omicidio plurimo aggravato - Omicidio plurimo aggravato. E' questo il reato per cui verrà chiesta la convalida dell'arresto Mario Albanese, camionista, ha ucciso stanotte a Brescia l'ex moglie, ed altre tre persone. L'indagato, che ha 34 anni, ed è originario di Modugno (Bari), è al momento interrogato dagli inquirenti in Questura. L'atto istruttorio è condotto dagli uomini della Squadra mobile e dal pm responsabile degli accertamenti, Antonio Chiappani.
Secondo quanto riferito dal comando provinciale dell'Arma il carabiniere che è riuscito a fermare Albanese prima che questi si togliesse la vita è stato assistito in pronto soccorso ma le sue condizioni sono buone.
Avvocati: Spesso le denunce restano lettera morta - «Troppe volte le denunce per violenze anche minori restano lettera morta ed espongono le vittime a gravi pericoli. Urge un maggiore controllo e monitoraggio di determinate vicende familiari, spesso note a tutti, giudici e servizi sociali compresi, e favorire percorsi di mediazione familiare e misure di protezione a favore dei soggetti deboli che hanno già subito violenze fisiche e/o psicologiche». Così afferma in una nota Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione avvocati matrimonialisti italiani, in relazione all'episodio di cronaca avvenuto a Brescia.
Secondo il legale quanto accaduto è «l'ennesima riguardante vicende legate a matrimoni finiti in tribunale, dove hanno perso la vita quattro persone uccise dal giovane camionista Mario Albanese, emerge in tutta la sua drammaticità l'impotenza dello Stato rispetto alla mattanza che annualmente si consuma nelle famiglie italiane, specie quando esse sono alle prese con separazioni o divorzi». E se «si parla quotidianamente di riforme del diritto di famiglia, di 'divorzio breve' e di tanto altro - denuncia il matrimonialista - non si riesce ad arginare la violenza intrafamiliare, oggi più pericolosa di quella della malavita organizzata. Ormai leggiamo assuefatti il quotidiano bollettino di guerra familiare limitandoci a fare la conta dei morti».
Due delle vittime originarie di Reggio Calabria - Chiara Matalone e Domenico Tortorici, i due fidanzati uccisi questa notte nel quadruplice omicidio di Brescia, erano originari di Reggio Calabria. La ragazza da qualche tempo si era trasferita a Brescia dove viveva la mamma per starle vicino dopo l'ennesima delusione d'amore che aveva portato la donna ad interrompere la sua relazione con Mario Albanese, il 34 enne che stanotte ha fatto una strage.
Infatti i due fidanzati, lui di Salice, lei di Catona, quartieri popolari alla periferia nord di Reggio Calabria avevano una relazione stabile, così da quando Chiara si era trasferita a Brescia, Domenico ogni quindici giorni affrontava il lungo viaggio per trascorrere qualche giorno insieme alla sua ragazza.