20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Giornalismo | I funerali di Giorgio Bocca

In centinaia per l'addio al «Partigiano della parola»

Eco: «Un vecchio montanaro che non la mandava a dire». Oltre a diverse firme del giornalismo italiano, come Ferruccio De Bortoli, Mario Cervi, Gad Lerner, Gianantonio Stella, Marco Travaglio, Ezio Mauro, Massimo Fini, Daria Bignardi anche i magistrati Giancarlo Caselli e Francesco Greco hanno voluto rendere omaggio a Bocca

MILANO - Erano stati annunciati come funerali in forma privata ma si sono presentati in centinaia, tra colleghi, familiari e semplici cittadini-lettori; hanno gremito la Basilica di San Vittore al corpo, a Milano, per l'ultimo saluto a uno dei grandi del giornalismo italiano, Giorgio Bocca, scomparso il giorno di Natale. «Un partigiano della parola» è stato definito il cronista piemontese durante l'omelia pronunciata da don Roberto Vignola; e da partigiano, sulle note di una spontanea «Bella ciao», è stato salutato al termine della cerimonia, quando il carro funebre ha lasciato il sagrato in direzione di La Salle, in val D'Aosta, dove verranno tumulati i suoi resti, dopo la cremazione.

«Era un vecchio montanaro che non le mandava a dire a nessuno». A ricordarlo così Umberto Eco, che lo ha descritto come un «personaggio sempre incazzato e non certo conciliante. Credo che questo ai giovani che accusano i vecchi di essere sempre concilianti - ha osservato lo scrittore - facesse un certo effetto».

In una basilica affollata da giornalisti, tra cui molti della vecchia guardia, ha preso la parola per un breve omaggio Natalia Aspesi: «In ogni giornale, in ogni sito Internet, basta un Giorgio Bocca per dargli dignità e potenza», ha detto la scrittrice e cronista, che ha parlato del suo «giornalismo unico, che noi colleghi abbiamo cercato non dico di imitare, ma di studiare», un esempio per un giornalismo che è cambiato e che ha sempre più bisogno di giornalisti «più attenti e meno servili». Poco prima, ha parlato nella chiesa anche l'ex editor di Mondadori Marco Vigevani, che ha sottolineato non solo la capacità giornalistica di Bocca, con i suoi libri scritti con cadenza annuale, di «fotografare l'attuale», ma anche la sua vena letteraria, capace di «fotografare l'invisibile».

Oltre a diverse firme del giornalismo italiano, come Ferruccio De Bortoli, Mario Cervi, Gad Lerner, Gianantonio Stella, Marco Travaglio, Ezio Mauro, Massimo Fini, Daria Bignardi anche i magistrati Giancarlo Caselli e Francesco Greco hanno voluto rendere omaggio a Bocca. Per Giulio Anselmi, presidente dell'Ansa e della Fieg, Bocca è stato «uno dei grandi giornalisti di questi decenni: era un uomo di coraggio, dal carattere fermo e deciso e di grande intelligenza. Lo leggevo da ragazzo e poi l'ho ritrovato all'Espresso quando sono arrivato come direttore». Giancarlo Caselli ha invece ricordato «l'intervista, fondamentale e bellissima, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del 10 agosto '82. E' un'intervista fondamentale che uso quasi come testo scolastico in tutte le scuole dove vado a parlare di mafia».