29 marzo 2024
Aggiornato 01:00
Giustizia | La «Truffa Parioli»

Lande: Sono vittima di bullismo giudiziario

Con una lunga e articolata dichiarazione spontanea il cosiddetto «Madoff dei Parioli» ha prima spiegato di non capire, perché la Banca d'Italia e la Consob sono state ammesse parte civile nel processo e poi si è detto «vittima di una espansione dei termini di custodia cautelare»

ROMA - Gianfranco Lande da rotto un silenzio di 9 mesi ed ha preso la parola davanti ai giudici della IX sezione penale del tribunale di Roma. Con una lunga e articolata dichiarazione spontanea il cosiddetto «Madoff dei Parioli» ha prima spiegato di non capire, perché la Banca d'Italia e la Consob sono state ammesse parte civile nel processo e poi si è detto «vittima di una espansione dei termini di custodia cautelare».

Rispetto alle specifiche accuse Lande ha aggiunto: «Mi si contesta una truffa da 380 milioni di euro, devo dire che la cifra è frutto di una lettura errata dei dati che io stesso ho fornito al pubblico ministero, tenuto conto che gli investitori, o quasi tutti, sono rientrati dei loro investimenti. Se un tesoretto fosse esistito lo avrei già indicato agli inquirenti».
Lande, che è accusato di essere il dominus di una associazione per delinquere finalizzata all'abusiva attività finanziaria, ha spiegato: «Non mi è mai interessato accumulare alcunchè nè ho mai pensato di fuggire: dal settembre 2010 al marzo 2011 ho lavorato perché si chiarisse tutta la situazione. E invece sono scattate le misure cautelari».
E «viva commozione» come ha detto il presidente della corte, Lande ha manifestato quando ha parlato delle persone che sono finite con lui nei guai. «Non c'è somma di denaro che baratterei per la libertà della mia ex compagna (Raffaella Raspi, ndr), mai ho bonificato all'estero. Se tre dei cinque indagati in questa vicenda hanno deciso di patteggiare la pena, è perche' si sono arresi a tanta violenza del pm e del gip: due di loro hanno figli, una piccola e una adolescente, e quindi ha prevalso in loro il bisogno di ricongiungersi con la famiglia».

Lande è stato anche richiamato dal giudice Carmelita Russo per i suoi attacchi al pubblico ministero. Sempre secondo il manager l'aggressività dell'autorità giudiziaria nei suoi confronti è stata «sproporzionata» ed «ha sbriciolato la mia famiglia». Insomma, secondo Lande, «il pm ha mischiato fatti tra loro non correlati e il gip ha tracciato un quadro psicologico di tutti noi senza nemmeno incontrarci».
«Sono vittima di un bullismo giudiziario perché si è andati a caccia del giaguaro utilizzando una divisione corazzata e non una doppietta. Il pm ha colpito gli imputati nel modo più violento possibile. Non mi stupisco che i tre che hanno voluto patteggiare, si siano arresi di fronte a tanta potenza di fuoco».