20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Una tappa romana, che dovrebbe durare più o meno 24 ore

Il PDL prepara i congressi. Berlusconi pensa ad uscite da «padre nobile»

Il Cavaliere ferito dal confronto con il Monti-style: Io persona elegante. Il partito intanto cerca di «riagganciare» l'Udc di Casini ma pure di non perdere per strada la Lega che si è collocata sola soletta nell'angolo riservato all'opposizione

ROMA - Una tappa romana, che dovrebbe durare più o meno 24 ore. Silvio Berlusconi si è riaffacciato oggi nella Capitale mentre Mario Monti, a Strasburgo, si accomodava a tavola con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Giusto in tempo per vedere i due leader che appena un mese fa ridacchiavano di lui, salutare e riverire il suo successore a palazzo Chigi. Peraltro il Cavaliere è convinto che per ora il Professore, nonostante la Merkel abbia parlato di misure «impressionanti», non abbia messo sul piatto chissà che di diverso rispetto al governo precedente. Una convinzione, però, che per Berlusconi è stata accompagnata dalla fastidiosa sensazione di sentirsi escluso da quel vertice a tre che da tempo lui poteva ormai solo sognarsi.

A Roma il Cavaliere ha avuto una serie di incontri. Con l'ex premier spagnolo José Maria Aznar, ma anche con i vertici di partito alle prese con le regole e le definizioni dei congressi provinciali che alla fine si terranno solo in minima parte prima di Natale, mentre il grosso è rinviato a gennaio. Angelino Alfano questa mattina ha riunito i coordinatori regionali e ha illustrato loro i meccanismi delle incompatibilità tra incarichi di governo e dirigenza del partito, poi ai giornalisti ha garantito che «ci saranno primarie a tutti i livelli» e ha ribadito che, visto che lo ha detto Berlusconi, è possibile che il Congresso nazionale si tenga davvero in primavera e che magari potrebbe servire anche per modificare il nome del partito.

Il Cavaliere ha quasi totalmente delegato al segretario il compito di gestire il partito, con rogne annesse e connesse, ma oggi ha anche voluto incontrare i capigruppo di Camera e Senato per fare il punto della situazione. D'altra parte il Pdl, che all'appoggio al governo Monti ci è arrivato in ordine sparso e che continua a essere in fibrillazione, deve non soltanto affrontare la questione dei sottosegretari ma, a breve, anche quella dell'atteggiamento da tenere nelle Aule di fronte ai «pacchetti» di sacrifici che saranno presentati da Monti. Cercando peraltro di «riagganciare» l'Udc di Casini ma pure di non perdere per strada la Lega che si è collocata sola soletta nell'angolo riservato all'opposizione.

Ferisce il confronto con il «Monti-style» - Ai suoi interlocutori, anche in questi giorni il Cavaliere ha ribadito che le sue dimissioni sono state un «gesto di responsabilità» e che questo governo va sostenuto. Tuttavia con alcuni amici con cui ha avuto modo di confidarsi, ha da una parte sottolineato il sollievo di non essere più nel centro del mirino della stampa e dall'altra di sentire il peso di non avere più voce in capitolo, proprio lui che era convinto di «non essere fungibile». Ma più di tutto, raccontano, a ferire il suo orgoglio sarebbe quel continuo paragone tra il suo stile «sopra le righe» e quello tanto sobrio di Monti. Perché se c'è una cosa di cui il Cavaliere si è sempre vantato, alla faccia dei racconti sui festini di Arcore e di certe intercettazioni, è di essere un padrone di casa impeccabile, che sa mettere a suo agio gli ospiti, un uomo con modi eleganti e galanti.
In altalena tra queste due sensazioni, Berlusconi sia ieri sera allo stadio a Milano che oggi al suo arrivo nella Capitale ha evitato di fare dichiarazioni ai giornalisti. Tuttavia ha programmato per se un paio di «uscite» che lo possano comunque inquadrare in quel ruolo di «padre nobile» del che aveva promesso di ritagliarsi alla fine del suo ciclo a palazzo Chigi. Sabato dovrebbe partecipare sabato a Verona al Convegno dei Popolari liberali di Giovanardi mentre il 7-8 dicembre dovrebbe essere a Marsiglia per il Congresso del Ppe.