23 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Summit riservato Ministri e «cene dissenso»

Il voto anticipato nel 2012 agita il Pdl

Alfano vede alcuni big del partito. Scajola agitato, Pisanu in serata coi suoi. L'idea di un nuovo esecutivo - in modo da evitare il voto nel 2012 - è ormai sulla bocca di tutti, alla Camera

ROMA - Cene, pranzi, colazioni, ma soprattutto tanta tensione e molti timori. Il Pdl e la maggioranza vivono come un incubo il possibile voto anticipato. Una prospettiva evocata senza particolari cautele già stamane, nel corso di una riunione riservata convocata stamane a via dell'Umiltà dal segretario Angelino Alfano e al quale hanno preso parte diversi ministri, dirigenti di primo piano del Pdl e uomini vicini all'ex Guardasigilli. Un incontro - riferiscono alcune fonti - durante il quale l'analisi della situazione affidata al segretario ha lasciato poco spazio alle interpretazioni. Alfano, raccontano, non ha nascosto le difficoltà e ha di fatto affrontato il tema del ritorno al voto nel 2012 come lo scenario più probabile, pur invitando a serrare i ranghi e a tentare di completare la legislatura. Un'altra intenzione dell'ex Guardasigilli sarebbe arrivata all'orecchio di alcuni big del Pdl, agitando non poco le acque già mosse: si tratterebbe della volontà del neo segretario di 'svecchiare' il partito, iniziando con alcuni avvicendamenti nei coordinamenti regionali.

Ma se parte della classe dirigente del Pdl ha avuto modo di assaporare a via dell'Umiltà un caffè, stasera a cena Beppe Pisanu e alcuni senatori si riuniranno per discutere degli scenari che si aprono in Parlamento e delineare soluzioni alternative all'attuale esecutivo. In principio di pranzo doveva trattarsi, poi si è deciso di convertire l'occasione conviviale in cena per «attendere l'esito del vertice di Bruxelles».

In molti, in realtà, guardano al Consiglio europeo e alle nuove imposizioni che con ogni probabilità arriveranno dai partner Ue, indipendentemente dal giudizio del vertice sulla missiva italiana. Osserva con attenzione la pattuglia degli scajoliani, capitanata dall'ex ministro e tornata nuovamente in fibrillazione. I capannelli si susseguono, in Transatlantico, e la linea si riassume più o meno così: Se i mercati dovessero punirci, se la lettera di Berlusconi non dovesse bastare, «torneremo a chiedere una discontinuità e un nuovo governo».

L'idea di un nuovo esecutivo - in modo da evitare il voto nel 2012 - è ormai sulla bocca di tutti, alla Camera. Raccontano di un pressing insistente su Gianni Letta, di certo c'è che il solo ipotizzare elezioni anticipate ha spaventato molti peones. Un altro gruppo determinante per la tenuta del governo, e parecchio insofferente, sembra essere quello di Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia, da tempo in prima fila per reclamare interventi forti per lo sviluppo. E già ieri alcuni ex An si erano riuniti di buon mattino per discutere di un eventuale dopo.

Montecitorio, d'altra parte, ha mostrato oggi le difficoltà ormai quotidiane della maggioranza. Non è un caso, ad esempio, che il governo sia stato battuto su due votazioni. Assenti, tra gli altri, Scajola, alcuni responsabili e parecchi pidiellini. Nell'opposizione non erano presenti una trentina di deputati, eppure le tensioni crescenti si sono comunque tradotte in numerosissime assenze tra i banchi del centrodestra e sfogate nel voto in Aula. E dire che ieri Letta aveva chiesto ai ministri «attenzione e presenza» per quella che andava prefigurandosi come una nuova settimana di passione parlamentare.