Giustizia: Grasso non c'è, corsa a sette per la Procura di Roma
Il magistrato siciliano avrebbe ottenuto agevolmente la nomina, grazie alla sua carriera di spicco. I candidati sono: Spataro, Stabile, Rossi, Pignatone, Amendola, Lembo e Capaldo
ROMA - Non ci sarà Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, nella corsa per la poltrona di procuratore della Repubblica di Roma. Il magistrato siciliano, giudice a latere nel maxiprocesso contro Cosa nostra, poi capo della Procura di Palermo dal 1999 al 2004, avrebbe ottenuto agevolmente la nomina, grazie alla sua carriera di spicco. Ma i termini per la presentazione delle domande per l'ambito posto direttivo sono scaduti ieri e, secondo fonti del Csm, Grasso non c'è. Non è ancora disponibile l'elenco definitivo, ma stando a quanto si è appreso i candidati realmente quotati sono sette, non tutti riconducibili a precise collocazioni nelle correnti interne alla magistratura: Armando Spataro, Nello Stabile, Nello Rossi, Giuseppe Pignatone, Gianfranco Amendola, Corrado Lembo e Giancarlo Capaldo.
Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano, coordinatore del pool antiterrorismo, s'è occupato dell'inchiesta sul sequestro Abu Omar ad opera di agenti dei servizi segreti statunitensi. Sul ruolo dei servizi italiani nel sequestro il lavoro dei magistrati è stato bloccato dai governi Prodi e Berlusconi, che hanno opposto il segreto di Stato. Eletto al Csm nel 1998, è stato tra i fondatori del Movimento per la Giustizia, una delle correnti «di sinistra» dell'Anm. Nello Stabile, già nel direttivo dell'Anm e poi consigliere del Csm in quota Unicost, è sostituto procuratore generale in Cassazione. Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma, si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. E' stato segretario dell'Anm e componente del Csm. E' uno dei più noti esponenti di Magistratura democratica.
Meno significative dal punto di vista dell'etichetta di corrente le altre candidature: Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica a Reggio Calabria, è stato protagonista di una riorganizzazione del lavoro contro la 'ndrangheta che ha portato le cosche a progettare attentati contro di lui. Gianfranco Amendola, capo della Procura di Civitavecchia, ex procuratore aggiunto a Roma, è stato per un periodo un volto noto della politica come europarlamentare dei Verdi. Corrado Lembo è procuratore capo a Santa Maria Capua Vetere.
Giancarlo Capaldo è procuratore aggiunto a Roma ma soprattutto è il «vicario» che assumerà la reggenza della Procura quando l'attuale procuratore, Giovanni Ferrara, lascerà l'incarico. Gli otto anni di Ferrara in quel posto direttivo scadono in primavera, ma il magistrato è da tempo dato in partenza per un incarico dirigenziale al ministero. Il problema è che su Capaldo il Csm ha aperto una pratica per l'episodio del pranzo con l'avvocato romano Luigi Fischetti, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il suo ex braccio destro Marco Milanese. Capaldo si è occupato delle inchieste sulla P3 e su Finmeccanica (azienda pubblica il cui azionariato è controllato proprio dal ministero dell'Economia). Finora la prima commissione ha preso tempo, impelagata nell'indagine sul procuratore di Bari Laudati. Ma se una decisione arrivasse prima dell'addio di Ferrara, anche la reggenza Capaldo potrebbe saltare.