20 agosto 2025
Aggiornato 09:30
La sentenza della Corte Costituzionale

La Consulta: stop al Sindaco-Parlamentare

I parlamentari non possono fare i sindaci di Comuni con più di ventimila abitanti. Alfano: Per noi vale il principio anatomico, no a più incarichi. Migliavacca (PD): La Sentenza fa Giustizia, gli interessati optino. Stancanelli: Se devo scegliere resto al Comune di Catania

ROMA - I parlamentari non possono fare i sindaci di Comuni con più di ventimila abitanti: lo ha deciso la Corte costituzionale, con la sentenza 277/2011 (presidente Alfonso Quaranta, giudice redattore Paolo Grossi), che ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15 febbraio 1953, n. 60 (Incompatibilità parlamentari), nella parte in cui non prevedono l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore ai 20.000 abitanti».
La pronuncia è stata promossa dal Tribunale di Catania a seguito della denuncia di un cittadino elettore per accertare la sussistenza della causa di incompatibilità tra la carica di sindaco del capoluogo etneo e quella di senatore, entrambe detenute dall'esponente del Pdl Raffaele Stancanelli. Spetterà poi al giudice di merito prendere atto della sentenza e, quindi, dichiarare eventualmente la decadenza del sindaco.
La Consulta ha censurato la mancanza di corrispondenza tra cause di ineleggibilità e incompatibilità: in altre parole, dal momento che la legge non consente ai sindaci di città con più di ventimila abitanti di essere eletti in Parlamento, non deve nemmeno consentire ai parlamentari di svolgere l'ufficio di sindaco in città di tali dimensioni.

La Corte, citando una propria precedente pronuncia, sottolinea l'esigenza «di ricondurre il sistema ad una razionalità intrinseca altrimenti lesa - alla stregua di un criterio più propriamente teleologico, nel cui contesto va evidenziato il naturale carattere bilaterale dell'ineleggibilità, il quale inevitabilmente «finisce con il tutelare, attraverso il divieto a candidarsi in determinate condizioni, non solo la carica per la quale l'elezione è disposta, ma anche la carica il cui esercizio è ritenuto incompatibile con la candidatura in questione» (sentenza n. 276 del 1997).
Quindi «la previsione della non compatibilità di un munus pubblico rispetto ad un altro preesistente, cui non si accompagni, nell'uno e nell'altro, una disciplina reciprocamente speculare, si pone in violazione - osserva la sentenza della Corte costituzionale - della naturale corrispondenza biunivoca della cause di ineleggibilità, che vengono ad incidere necessariamente su entrambe le cariche coinvolte dalla relativa previsione, anche a prescindere dal dato temporale dello svolgimento dell'elezione. Tanto più che la regola della esclusione 'unidirezionale' viene in concreto fatta dipendere, quanto alla sua effettiva operatività, dalla circostanza - meramente casuale - connessa alla cadenza temporale delle relative tornate elettorali ed alla priorità o meno della assunzione della carica elettiva 'pregiudicante' a tutto vantaggio della posizione del parlamentare; da ciò la lesione non soltanto del canone di uguaglianza e ragionevolezza ma anche della stessa libertà di elettorato attivo e passivo».

ANCI: La Consulta chiarisce querelle che va avanti da anni - «L'intervento della Corte Costituzionale sulla questione della incompatibilità fra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comuni con più di 20.000 abitanti chiarisce in maniera definitiva una querelle che è andata avanti per molti anni, fatta di interpretazioni diverse fra loro». E' quanto afferma in una nota Graziano Delrio, presidente dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci).
«Resta comunque - aggiunge - la necessità di una normativa unica di riferimento per tutte le cariche elettive: normativa che sappia superare le disparità di trattamento fra i sindaci dei Comuni con più di 20.000 abitanti e altre cariche elettive».

Alfano: Per noi vale il principio anatomico, no a più incarichi - «Vale per noi il principio anatomico, basta con doppi, tripli e quadrupli incarichi. Umanamente siamo concepiti per occupare una sola sedia e chi con un solo posto vuole occupare tre sedie finisce per lasciarne due vuote e quindi non fare bene». Così il segretario del Pdl, Angelino Alfano, nel suo discorso alla Mostra d'Oltremare a Napoli a proposito della sentenza della Corte costituzionale che sancisce l'incompatibilità tra gli incarichi di parlamentare e sindaco di un Comune oltre i 20 mila abitanti...

Migliavacca (PD): La Sentenza fa Giustizia, gli interessati optino - La sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un Comune con oltre 20mila abitanti «fa giustizia». Lo sostiene il presidente della Giunta per le elezioni di Montecitorio, Maurizio Migliavacca (Pd), interpellato al telefono. «Se nella sentenza - ha aggiunto - c'è una dichiarazione di incompatibilità, gli interessati debbono optare: o rimangono parlamentari oppure optano per fare il sindaco e quindi si dimettono».

Follini (PD): Subito legge su incompatibilità - «Il principio sancito oggi dalla Corte costituzionale secondo cui non si può fare insieme il parlamentare e il sindaco è sacrosanto». Lo dice in una nota Marco Follini, presidente della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato.
«E' sempre antipatico citarsi. Ma vorrei ricordare - aggiunge il senatore democratico - di aver presentato assieme a Augello, D'Alia e Sanna una proposta di rigorosa incompatibilità all'inizio della legislatura. Oggi c'è una ragione in più per votarla».

Stancanelli: Se devo scegliere resto al Comune di Catania - Adesso che la sentenza della Corte costituzionale rischia di metterlo di fronte ad una scelta, tra la carica di sindaco e quella di senatore della Repubblica, Raffaele Stancanelli sembra non avere dubbi e propendere decisamente per mantenere quella di primo cittadino di Catania.
A spiegarlo è lo stesso Stancanelli, il quale chiarisce che se fosse costretto a scegliere, riterrebbe «giusto» rimanere sindaco del capoluogo etneo, lasciando la poltrona a Palazzo Madama.
A sollevare la vicenda di fronte alla Consulta era stato Salvatore Battaglia, un semplice elettore, che aveva presentato ricorso al Tribunale di Catania proprio contro l'incompatibilità di Stancanelli, eletto sindaco nel giugno del 2008, appena due mesi dopo essere diventato senatore tra le file del Pdl.
Stancanelli, che non ha ancora avuto modo di leggere la sentenza, spera che il giudice gli lasci la libertà di scegliere tra quale delle due cariche confermare. In quel caso il primo cittadino del capoluogo etneo non avrebbe dubbi: «Voglio restare sindaco di Catania, per mantenere l'impegno preso con i cittadini catanesi che mi hanno eletto».

Azollini (Molfetta): Vedremo quando leggerò la Sentenza - «Non conosco la sentenza. Quando la leggerò, vedremo»: è questo il breve commento di Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'incompatibilità dei parlamentari con la carica da sindaco. Azzollini, che è anche un deputato del Pdl, non prende per ora nessuna posizione in merito. Non ha parlato né di dimissioni né di altre future mosse. Lui è uno dei tanti politici italiani che potrebbero essere colpiti dallo stop della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la legge numero 60 del 1953 nella parte in cui non fissa l'incompatibilità tra il ruolo di parlamentare della Repubblica Italiana e il ruolo di sindaco per i comuni al di sopra dei 20 mila abitanti.
La sentenza è partita dal ricorso di un cittadino catanese presentato al Tribunale di Catania contro Salvatore Battaglia, eletto in Parlamento nell'aprile del 2008 ed eletto sindaco di Catania nel giugno successivo. Il primo partito a reagire è stato il Pd, che ha annunciato che toglierà immediatamente la carica di parlamentare a tutti coloro che sono sindaci di grandi città. Tra le vittime illustri Piero Fassino, deputato e dal 31 maggio 2011 sindaco di Torino.