Riforme «al palo» sia alla Camera che al Senato
Montecitorio rinvia su artico 41, stop a Palazzo Madama sul «taglio» del numero dei Parlamentari
ROMA - Le riforme, anche in questo ultimo scorcio si legislatura, restano al palo, sia a Montecitorio che a palazzo Madama. La Camera, questa mattina, ha infatti rinviato a data da destinarsi, con ogni probabilità la prossima settimana, l'esame in Aula della riforma costituzionale dell'articolo 41 sulla libertà d'impresa, sul quale da due giorni l'assemblea è inchiodata con i membri del Governo quasi a tempo pieno a Montecitorio. La decisione è stata assunta all'unanimità dai gruppi parlamentari che hanno comunicato alla presidenza della Camera la volontà di invertire l'ordine del giorno, soprattutto a causa del nubifragio di questa mattina a Roma, che ha reso difficile a molti deputati di ogni schieramento raggiungere Montecitorio.
Gasparri: «Noi vogliamo tagliare il numero dei Parlamentari» - Al Senato, invece, è andato del tutto in cantina lo snello ddl bipartisan che «tagliava» a 750 il numero dei parlamentari per lasciare posto al ben più corposo ddl Calderoli, che punta a riformare integralmente la struttura dello stato, introducendo il Senato delle Regioni, la distinzione di compiti tra Camera e Senato e quindi la fine del bicameralismo e l'adeguamento del numero dei parlamentari. Proprio su quest'ultimo tema, Pdl e Pd se le danno di santa ragione da ieri, ma oggi l'ennesimo strappo. Il relatore di minoranza in commissione sulla riforma, Enzo Bianco, si è infatti dimesso, un gesto che il vicepresidente dei Senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, ha definito «inutile».
«Noi - ha chiosato il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri - vogliamo ridurre il numero dei parlamentari , ma farlo con un Parlamento migliore e più efficace». Nessun timore per i tempi: secondo i vertici della maggioranza al Senato, infatti, «se c'è la volontà politica, il ddl del governo si può approvare prima della pausa estiva del 2012». Qui la chiave della diatriba: per l'opposizione non c'è «nessuna volontà di farlo; è stato creato un ddl monstrum appunto per far vedere che si vuole cambiare tutto, così non si cambia nulla».