20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Nel Carroccio esplode lo scontro interno

Lega: Bossi, Tosi è uno stronzo

La scomunica del sindaco di Verona irrogata direttamente dal leader del Carroccio. Tosi: «Bossi mi ha frainteso, io ho difeso lui e il partito». I cerchisti: «Farà pulizia». I Maroniani puntano ai congressi nazionali

VERONA - Umberto Bossi alza il dito medio ed emette la sentenza: «Tosi è uno stronzo». Le tensioni interne alla Lega raggiungono così una nuova vetta, con la scomunica del sindaco di Verona irrogata direttamente dal leader del Carroccio. Colpevole, il maroniano Tosi, di aver contestato la leadership di Berlusconi e di aver detto che «molti deputati in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco».

Tosi: «Bossi mi ha frainteso, io ho difeso lui e il partito» - «Spiace che Umberto Bossi abbia frainteso le mie dichiarazioni e lo invito ad ascoltare per intero la registrazione della trasmissione La zanzara, durata quasi un'ora, durante la quale ho difeso, senza alcun tentennamento, lui e il nostro movimento». Lo ha detto il sindaco di Verona Flavio Tosi, raggiunto telefonicamente.
«Anche la frase alla quale Bossi fa riferimento - puntualizza Tosi - è stata fatta in un contesto di difesa delle scelte della Lega Nord e del voto dei suoi rappresentanti per far capire agli ascoltatori che talvolta alcune votazioni in Parlamento che possono sembrare poco comprensibili, come ad esempio alcuni salvataggi di parlamentari, sono fatte dai nostri deputati, pur non condividendole appieno, per senso di responsabilità».
«Spiace che il mio segretario federale, persona alla quale devo il fatto di essere diventato sindaco - conclude il sindaco di Verona - abbia usato quelle espressioni nei miei confronti senza prima verificare il contesto delle mie dichiarazioni».

Lo scontro esploso mediaticamente al congresso provinciale di Varese non accenna dunque a placarsi, con un'escalation preannunciata questo pomeriggio da Bossi jr che rafforzava la linea dura verso i 'dissidenti': «Se qualcuno non è più d'accordo con il progetto della Lega e del segretario federale Umberto Bossi ci sono mille altri partiti e movimenti da poter costituire». Linea appoggiata da tutti gli uomini del 'cerchio magico', in testa il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni: «Bossi ha fatto molto bene». Con i maroniani che preferiscono il silenzio. L'unico a parlare è proprio Tosi, per spiegare di essere stato «frainteso» dal Senatur, perchè «ho difeso, senza alcun tentennamento, lui e il nostro movimento», al quale «devo la mia elezione a sindaco».

L'addebito a Tosi è lo stesso affibbiato al segretario di Varese sostituito all'ultimo congresso: «Ha fatto entrare i fascisti nella Lega, una cosa che non può essere sopportata per molto», è la fatwa di Bossi. E ora i «cerchisti» esultano per il colpo di reni del 'Capo': «Bossi ha cominciato a riprendere in mano le redini del movimento e a fare pulizia». Finora, spiegano, al dissenso di una fetta importante del movimento Bossi non avrebbe reagito perché «i tempi li dettava il governo. Adesso che del governo non gliene frega più niente a nessuno» Bossi inizia a rispondere anche se «lascerà un po' di tempo a molti di rientrare nei ranghi». A subire la reazione, spiega la stessa fonte, «non saranno certo i big del partito, ma sicuramente i segretari locali e i sindachini». Tutte figure, almeno in Lombardia, che sono diventate «l'esercito personale del segretario nazionale Giancarlo Giorgetti» e che oggi Bossi vuole smantellare. «Il capo - si sbilancia la fonte - commissarierà la Lega Lombarda e la Liga Veneta. E i segretari delle province che non hanno lo stesso 'idem-sentire' di Bossi». D'altra parte, Bossi ha già preannunciato che Bossi preparerà personalmente le liste dei candidati in Parlamento e Regione. Ed è a lui, quindi - viene sottolineato - che tutti dovranno tornare a fare riferimento.

Ma la partita è ancora aperta. Gli uomini vicini a Roberto Maroni oggi non rispondono ufficialmente, ma nei loro ragionamenti rinviano ai congressi nazionali la resa dei conti interna al movimento. Insomma, il braccio ferro avviato con la contestata nomina di Maurilio Canton a segretario provinciale della Lega di Varese, «non è ancora finito qui». E il terreno di battaglia scelto dai maroniani sono i congressi «nazionali», ovvero delle varie regioni: «Vinciamo noi, non ci sarà partita», è la convinzione degli uomini vicini al ministro dell'Interno. Certi che sul territorio i rapporti di forza sono chiari, a partire proprio da Tosi: «E' vero che è stato eletto grazie a Bossi, ma il sindaco lo fa lui, ed è tra i più apprezzati».

Lo scontro si protrarrà dunque nelle prossime settimane e mesi, in vista delle elezioni che nella Lega ormai tutti ritengono più che probabili per l'anno prossimo. E a cui i vertici vogliono arrivare con una formazione di leadership ben chiara. Ecco perché molti all'interno della Lega premono per congressi nazionali già a novembre. In modo da arrivare al congresso federale, dove si decideranno gli equilibri di vertice, in tempo per un eventuale caduta del governo a gennaio. Equilibri che saranno decisivi per le future alleanze, con sempre più leghisti convinti che, se il premier non farà un passo indietro, convenga andare alle elezioni da soli, come sembra volere la maggioranza della base perché «l'alternativa è morire».