3 maggio 2024
Aggiornato 03:00
La vita dei partiti | PDL

Caos per lo spettro di una «Lista Berlusconi», si moltiplicano le fronde

Tutti chiedono ad Alfano di dare «risposte» per dare slancio al cantiere del Ppe italiano. In Parlamento vanno aggregandosi gruppo di deputati e senatori convinti della necessità di pes

ROMA - «Coraggio», esorta Franco Frattini. «Non possiamo più perdere tempo», è l'accorato appello di Adolfo Urso. «Il Pdl così non funziona», tira le somme Andrea Ronchi. Tutti invocano uno scatto, tutti chiedono ad Angelino Alfano «risposte» per dare slancio al cantiere del Ppe italiano. Risposte stringenti che per ora il segretario non può dare. E' lo specchio di una paralisi, nel corpo agitato del Popolo della libertà, che sta provocando più di qualche malumore. Ultimo, in ordine di tempo, il segnale lanciato dall'entourage di stretta osservanza berlusconiana. Si racconta di un Silvio Berlusconi pronto a serrare i ranghi, chiudersi nel fortino e affidarsi a una lista personale capace di correre alle prossime elezioni affiancando il Pdl. Nel partito un'ipotesi del genere, anche solo evocata, ha scatenato il caos.

In molti erano arrivati per ascoltare parole rassicuranti da «Angelino». Il segretario, di fronte alle insistenze dei cronisti che gli chiedevano di una lista targata Berlusconi - lasciata trapelare da Giuliano Ferrara - non si è speso fino a smontare l'ipotesi, rassicurando chi teme di restare fuori dal progetto. Alfano ha provato però a rassicurare, spiegando che a differenza del 1994 «non c'è il deserto» e la casa dei moderati sarà «rafforzata», che l'orizzonte sia «il prossimo anno» o «il 2013». Eppure Ronchi e Urso avevano provato a fornire un assist all'ex ministro della Giustizia, per incassare un'accelerazione sul cantiere del Ppe che non è arrivata. La meta provvisoria, per ora, resta quella del congresso del Ppe di dicembre.

Alfano, come spiegano i suoi deputati più fedeli, mantiene come stella polare il rispetto per il ruolo del proprio leader. Prima di ogni altra mossa, ha ben chiara la necessità di mostrare (e mostrarsi) leale a Berlusconi. Nessuno smarcamento sembra alle viste. Né il segretario considera salutare, in questa fase, l'annuncio di un possibile passo indietro del premier. Che provocherebbe - è il ragionamento - un 'rompete le righe' devastante per l'esecutivo. Meglio lavorare, rafforzando il partito, senza danneggiare il governo e il suo leader. Eppure sembra profilarsi proprio il rischio del rompete le righe, almeno a registrare le mosse delle ultime ore.

In Parlamento vanno aggregandosi gruppo di deputati e senatori convinti della necessità di pesare, pronti a reclamare coinvolgimento e convinti della necessità di preparare comunque un «piano B». Senza contare gli alemanniani e gli ex Fli, ci sono ad esempio i Cristiano popolari di Mario Baccini e Pino Galati, che oggi hanno 'accolto' nella propria componente il pidiellino Gerardo Soglia. Sono in tre, ma potrebbero presto diventare cinque. Si muove anche Claudio Scajola, i cui uomini da giorni lasciano intendere che sarebbe pronto un documento indirizzato al Cavaliere e molto critico con il premier. In cui sembra che qualcuno voglia inserire anche la richiesta di un passo indietro. Beppe Pisanu per ora non strappa, ma anche lui pensa a un documento ed è pronto a saldarsi con gli scajoliani. E fra gli spiriti più critici e insofferenti ci sarebbero Mario Valducci ed alcuni dei parlamentari dell'area ribattezzata mesi fa «correntone azzurro».