19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
10 nomi di politici stampati su blog pirata

Gay, in rete la lista pirata dei nomi di politici non dichiarati, è polemica

Gay e non si interrogano: outing serve o è atto imtimidatorio?. Massimo Corsaro: «Meglio gay che cripto-interista». Carfagna: «Bufala, cinica e violenta»

ROMA - Sono bastati 10 nomi di politici stampati su blog pirata (nient'altro che una pagina iridescente con un titolo ad effetto: Outinglist) per dar corpo a paure, ipocrisie, sfoghi, commenti salaci e pruderie. Sì, perchè vedere il proprio su quella lista significa essere un politico notoriamente omofobo ma sotto sotto gay, anche se sul sito non c'è scritto da nessuna parte. E allora, se c'è chi ci scherza, come Mario Baccini («moltissime le donne preoccupate, soprattutto mia moglie. Per fortuna, l'Unesco mi sta per proteggere come maschio patrimonio dell'umanità«) e Massimo Corsaro («meglio gay che cripto-interista«) c'è chi, tralasciato l'esercizio del io non ci sono oppure sì, parte con considerazioni di tipo «politico».

E' il caso di Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, che vede nella lista «una bufala, cinica e violenta, diffamazione gratuita che non aiuta certo la causa della lotta contro l'omofobia, ma che fomenta l'intolleranza e, quindi, la violenza». Peccato che il ministro cada nel tranello dell'italiano, tanto da scatenare il puntiglio del democratico Dario Ginefra, che ricorda: «la diffamazione è una forma di espressione che porta lesione all'onore di una persona o di un'istituzione. Considerare una persona gay non vuol dire diffamarla ed è strano che una persona così 'impegnata' nella lotta all'omofobia cada in simili errori. O sarebbe meglio parlare di lapsus freudiani?».

Poi, ci sono i gay veri, che si dividono tra favorevoli e contrari all'outing forzato e, soprattutto, non dimostrato. Da una parte c'è Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center. «Quella della pubblicazione di nomi di politici presunti gay da parte di un sito web anonimo - afferma - è un'operazione al passo con i tempi che sta vivendo l'Italia. Un'azione piratesca, un outing all'amatriciana. Ci auguriamo non ci sia un ulteriore inasprimento della contrapposizione sul tema dei diritti delle persone omosessuali e transessuali». Dall'altra, c'è Aurelio Mancuso, storico leader di Arcigay prima e presidente di Equitaly oggi, accusato da più parti di essere il 'pirata', ma che si chiama fuori e dice «io non c'entro», anche se poi riconosce di essere il «padre ispiratore» dell'iniziativa, pur essendone poi stato «escluso» e di aver trovato «molto positivo che alcuni presenti della lista hanno reagito bene, il che vuole dire hanno avuto una reazione migliore di quella dei leader movimento gay».

Forse il riferimento è a Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Pd: «Questa operazione così dilettantesca - ha commentato - fa male alla battaglia per i diritti civili. Chi ha ispirato e condiviso questo pasticcio che non porta risultati positivi alle persone lgbt e alla battaglia per i loro diritti dovrebbe assumersene la responsabilità politica». Oppure alla deputata Paola Concia, dichiaratamente «lesbica e felice». «L'outing rappresenta una pratica estrema e violenta che non fa parte della mia cultura politica, ma in questo caso è senza dubbio figlia dell'esasperazione dei cittadini omosessuali e transessuali che ogni giorno sono vessati e costretti a subire discriminazioni inaccettabili».

Chi sicuramente non è favorevole alla «lista» è il sottosegretario Carlo Giovanardi. Per lui, l'elenco di nomi «fa parte di una azione violenta di una minoranza dei movimenti gay che ricorre ad ogni mezzo per intimidire e minacciare di rappresaglie chi non condivide le sue rivendicazioni». D'accordo il Fli, che parla a una voce attraverso Flavia Perina: «Proprio perché crediamo che il pregiudizio anti-omosessuale vada combattuto apertamente, senza indulgenze e senza timidezze, pensiamo che l'iniziativa di Listaouting sia non solo sbagliata, ma controproducente». Ancora più duri i Radicali: «Messa così, tutta questa operazione potrà apparire esclusivamente pretestuosa, come già fu per il famoso caso Boffo».

Insomma, la pubblicazione dei 10 nomi ha portato alla polemica, squisitamente politica, ma anche, e soprattutto, a numerosi interrogativi, primo fra tutti quel «sarà vero?» che oggi si rincorreva per il Transatlantico di Montecitorio (semideserto) e, soprattutto, fra i vari cellulari, blackberry, account Facebook e quant'altro di politici (listati e non), portavoce e giornalisti. Unanime il commento: «ci mancava pure questa».