19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Bondage mortale a Roma

Gip: da Mulè una gravissima imprudenza

Per il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma «è apparso credibile nella sua ricostruzione». L'uomo accusato di omicidio colposo. Effettuata l'autopsia sulla vittima 24enne

ROMA - Da parte di Soter Mulè «non vi è stato alcun comportamento di prevaricazione, di minaccia o di costrizione per indurre le due vittime ad accettare di essere legate». In ogni caso quella posta in essere dall'indagato è stata una «gravissima imprudenza, contrassegnata dall'aver dato corso a una pratica in cui egli stesso si definisce poco esperto e che è oggettivamente rischiosa». Così il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Roma, Marco Mancinetti, scrive in un passaggio dell'ordinanza di sette pagine con la quale ha concesso ieri gli arresti domiciliari per Mulè, per l'accusa di omicidio colposo, in relazione alla morte di Paola Caputo, 24 anni, in seguito ad un gioco erotico.

Il racconto offerto da Mulè al gip è «apparso attendibile». Il resoconto del fatto scandito nel documento redatto dal magistrato è chiaro. Mulè «verso le 14» aveva contattato tramite Facebook sia Paola che F.F., 23 anni, e verso le 19 era passato a prenderle. Prima il terzetto è andato in un locale punto di riferimento della comunità sadomaso romana e poi al Circolo degli artisti, in via Prenestina. Nel corso della serata sia Mulè che le ragazze - sempre secondo quanto scritto dal gip - avrebbero preso rum, birra e «digestivi alcolici». L'ingegnere ha anche ammesso di aver fumato dell'hashish.

Nella notte, invece di tornare a casa, si decide di convergere nel garage della Bufalotta, conosciuto da una delle ragazze. La prima ad essere legata è stata F.F., poi la Caputo. Paola viene bloccata «in stazione eretta, con piedi a terra, ma subito dopo essere stata legata, accusa un malore e perdendo i sensi si accascia al suolo: il peso del suo corpo mette in tensione le corde, comprese quelle intorno al collo di entrambe le ragazze». Le fasi immediatamente successive sono frutto della concitazione. Mulè cerca di liberare le giovani, cerca un coltello prima nella borsa di F. e poi nella sua auto.

Quando trova la lama è però troppo tardi per Paola. Mulè allora soccorre F. e chiede aiuto. L'ingegnere ha sbagliato - spiega il gip - perché non ha tenuto accanto a sé il coltello, come invece la pratica del bondage suggerisce. Il pm Maria Letizia Golfieri ha sostenuto la richiesta della custodia cautelare in carcere per Mulè in forza delle dichiarazioni «confessorie» del professionista, nella parte in cui ha detto di aver commesso l'errore di collegare le due giovani.

Sul punto, comunque, il gip sottolinea che «il gioco non prevedeva alcun effetto di sollevamento mediante la corda al collo delle due ragazze». Insomma, sulla base della condotta dell'indagato successiva all'evento non c'era in Mulè alcuna intenzione di fare male. Il risultato dell'autopsia, che sarà consegnato dal dottor Giorgio Bolino, tra 30 giorni al pubblico ministero cercherà di far luce sui diversi aspetti della vicenda. Gli esami tossicologici e istologici stabiliranno le ulteriori circostanze.