20 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Governo | Maggioranza

Terzo Polo tesse con Maroni-Alemanno. Caccia a 10 deputati

E' la Camera ad essere il ramo del Parlamento più vulnerabile. I finiani sperano in un «14 dicembre 2.0», magari con Mario Monti

ROMA - Guerra psicologica, nostrana profezia che si autoavvera o nuova operazione per disarcionare il Cavaliere? L'unico dato certo è che molti ritengono ormai possibile un 14 dicembre 2.0, un nuovo tentativo di mettere fine all'esperienza di Silvio Berlusconi premier con modalità diverse da quelle sfortunate di fine 2010. Resta un piccolo ma rilevante ostacolo, i numeri. E siccome Berlusconi proprio con i numeri ha dimostrato di saperci fare, da questi bisogna partire. E' la Camera ad essere il ramo del Parlamento più vulnerabile sotto questo aspetto: a far di conto servono almeno una decina di parlamentari pronti a migrare e a mettere fine all'esperienza di questo governo abbandonando l'attuale schieramento. E' il Terzo Polo, come già in passato, a considerare vitale una discontinuità prima del 2013. Per questo molti sono i pontieri all'opera, pronti ad agire in più direzioni. Convincerne dieci, questo è il mantra che ripetono gli ambasciatori, convincerne dieci avendo pronta un'alternativa credibile entro ottobre.

Di colpo sembra di essere tornati al pre-14 dicembre. Allora come oggi si discute di salvacondotto al premier, anche di questo si ragiona avendo però chiaro che i margini sono limitati. Intanto si moltiplicano i contatti: Maroni parla con Casini e Fini, oltre che con i settori 'liberal' del Pdl, l'Api «tenta» l'area moderata e i malpancisti del Pdl, Bocchino pressa Alemanno, che può contare su cinque o sei deputati e tre senatori. Gianfranco Fini, dal canto suo, torna in campo domenica dopo un«immersione' durata quaranta giorni. Anche lui ha avuto modo di ragionare con il sindaco degli scenari futuri, eppure considera difficile che il primo cittadino di Roma alla fine possa - in questa fase - andare oltre il dialogo tattico. A Mirabello, domenica, Fini scioglierà gli ultimi dubbi sull'atteggiamento da tenere sul referendum e, rispetto all'esecutivo, ripeterà ancora una volta 'se non ora, quando?'. Magari rivolgendosi senza mai citarli a moderati ex compagni di strada capaci di cambiare gli equilibri in campo.

Diverso sarebbe se, a fronte di nuove imbarazzanti rivelazioni contenute nelle temute intercettazioni baresi, nuove scosse dei mercati e forti pressioni istituzionali italiane ed europee, Berlusconi dovesse piegarsi e passare la mano, facendosi avanti contemporaneamente (o un attimo prima) una candidatura 'alla Montì, capace di coagulare un consenso trasversale. Un ruolo potrebbe giocarlo anche Maroni, vicino alla «presa» della Lega con i congressi d'autunno. Con lui Casini coltiva un rapporto diretto, ma anche Fini e Bocchino cercano sponda per capire i margini di compromesso. Ma per ora la strategia del ministro dell'Interno sembra più diretta ad un rilancio di questo governo, consapevole della difficoltà del momento internazionale. Qualcosa però potrebbe cambiare, anche nell'atteggiamento di Maroni, nel caso di un precipitare della situazione dovuto a fattori «esogeni» come appunto un nuovo travolgente scandalo intercettazioni.

Per ora mancano sempre quei famosi dieci deputati. Ma se davvero si verificasse lo strappo - politico o parlamentare - allora è convinzione diffusa che tanti altri parlamentari responsabili e pidiellini sarebbero pronti a sostenere un governo diverso. Purché non si voti.