Gesuiti: Canali umanitari sicuri per arrivare in Italia
Padre La Manna: «Morti dai respingimenti. Capire la causa delle rivolte di Cara»
ROMA - «Esterno ancora una volta una profonda tristezza per la morte di queste persone, ribadendo la richiesta che si fa sempre più pressante di realizzare canali umanitari sicuri che consentano a queste persone di arrivare in Italia e in Europa in piena dignità e di esercitare il loro diritto all'asilo politico». Così padre Giovanni La Manna, presidente del centro Astalli, a commento della morte di un gruppo di immigrati in un barcone diretto a Lampedusa.
«Anche una sola morte pesa sulle nostre coscienze e contribuisce a farci passare alla storia come una civiltà barbara», afferma il gesuita ai microfoni di Radio vaticana. «Le morti sono il frutto di questa chiusura. Lo strumento dei respingimento ha prodotto il blocco di migliaia di persone in Libia; siccome la Libia ora è in guerra, queste persone cercano di scappare per salvarsi. Quindi, il risultato dei respingimenti è stato non di colpire i trafficanti, che si sono inventati nuove rotte, ma di aumentare i rischi di quanti scappano e i costi per la fuga».
Quanto agli incidenti avvenuti al centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Bari, padre La Manna afferma: «Condanno ogni forma di violenza. E' vero anche che bisogna capire cosa produce l'esasperazione, questa violenza, per intervenire. Dove ci sono molte persone raggruppate in un unico centro, si fa fatica a dare quell'assistenza che rasserena gli animi spiegando loro cosa sta succedendo, quali sono i tempi dell'iter per la richiesta di asilo politico. Spesso manca quell'attenzione che spieghi alle persone cosa sta accadendo, quali sono i passi che si fanno di volta in volta».