Referendum acqua e l'«affabulatore» Vendola
Il Governatore: «Sull'Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento. Per questo non abbasseremo le tariffe»
ROMA - «E' indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull'Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe». E' quanto ha dichiarato il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, a proposito delle tariffe dell'acqua. Non sapremmo esprimere meglio questo concetto che prende in giro quanti hanno votato sì al «referendum sull'acqua». Ricordiamo che uno dei quesiti referendari riguardava la remunerazione del 7% del capitale investito dal gestore. Ora il proprietario dell'Acquedotto Pugliese è la regione Puglia, il cui presidente e', appunto, Vendola che conferma che non abbasserà il prezzo del 7% perché rappresenta il costo di un debito precedentemente contratto. Insomma, il prezzo dell'acqua rimarrà lo stesso e non diminuirà del 7% come da proposta referendaria. Con buona pace di quanti hanno votato sì al referendum.
Nel 2008, in campagna elettorale, il nostro Vendola voleva rifondare il comunismo, aspirazione legittima per carità, ma ora non ne parla più. Sono passati solo tre anni da allora e un mese e mezzo dalla tornata referendaria. L'affabulazione, la narrazione fantasiosa, affascina sempre il popolo.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc