Alfano: Il nostro obbiettivo è vincere nel 2013
Il Ministro della Giustizia al Tg1: «Consegnerò al Parlamento il decreto con il codice antimafia»
ROMA - L'obbiettivo della maggioranza è vincere le elezioni del 2013: parola di Angelino Alfano, ministro della Giustizia ieri investito del posto di segretario politico nazionale del Pdl. «Le condizioni per rilanciare il Pdl ci sono. La legislatura dura 5 anni, ne abbiamo davanti ancora due per dare agli italiani tutte le ragioni per votare per noi e per vincere le elezioni del 2013. Il nostro traguardo è vincere quelle elezioni» dice Alfano in una intervista al Tg1, e specifica che il ruolo di Berlusconi «resta imprescindibile. Ma a due anni dalla fondazione del Pdl abbiamo individuato una figura unitaria. Il Pdl è nato aggregando varie forze e ha avuto una gestione collegiale, ora dopo due anni il partito si è strutturato e ha bisogno di una figura unitaria che lo rappresenti».
Quanto alla coalizione con la Lega Nord «resterà salda per l'intera legislatura, fino alla fine», è «l'unica che può dare all'Italia una serena stabilità e anche una buona prospettiva di riforme per il Paese».
CODICE ANTIMAFIA - «Prima di lasciare» il ruolo di ministro della Giustizia, promette comunque Alfano, «farò in modo di consegnare al Parlamento il decreto con cui variamo il codice antimafia e quello con cui riduciamo da 30 a quattro i codici di rito, cioè le procedure per accedere al processo civile. Poi, una volta confermato segretario nazionale del Pdl, si dimetterà perché la carica di ministro è incompatibile.
REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO - Infine il neo segretario politico ha parlato dei referendum del 12 e 13 giugno spiegando, «non vogliamo influire dando una indicazione», soprattutto sulla questione del nucleare, «controversa» e contrassegnata da «emotività» derivate dalla tragedia giapponese. In ogni caso, il risultato non avrà un valore politico: «qualunque sarà la decisione del popolo sovrano non la considereremo ne' a favore ne' contro il governo, ma come la decisione autentica di un popolo che si autodetermina in riferimento a una questione delicatissima».