30 luglio 2025
Aggiornato 21:30
Possibile tsunami per la maggioranza

Melchiorre in uscita, la maggioranza si prepara al post voto

La lib-dem: «Sui Magistrati superata la misura». Cicchitto: «Nervi saldi»

ROMA - Silvio Berlusconi ha tentato la volata ieri a Gianni Lettieri, ma quello cui si prepara la maggioranza per il post voto è un possibile tsunami. Al fronte del quale i dirigenti Pdl mettono da giorni le mani avanti, come ieri Berlusconi, negando che si possa aprire una crisi anche in caso di doppia sconfitta sull'asse Milano Napoli. Intanto arriva una nuova grana, specie per i numeri alla Camera, con la lib-dem Daniela Melchiorre che presenta le dimissioni da sottosegretario in polemica con le frasi sul premier contro i magistrati.

«Superata la misura» - Frasi dopo le quali, spiega Melchiorre in una lettera a Repubblica dove annuncia di aver rassegnato le dimissioni, «si è superata la misura», perché i magistrati non sono «un cancro da estirpare» e se questa è la posizione di Premier e Governo «non vi è, almeno per me, uno spazio per proseguire, o meglio avviare, un contributo effettivo all'attività governativa». Una possibile grana in vista del voto del Parlamento sulla verifica per certificare la nuova maggioranza (non ancora calendarizzato da Camera e Senato) perché se l'uscita dal Governo precedesse quella dalla maggioranza si potrebbe rischiare di scendere sotto quota 316.

Ma il post ballottaggio potrebbe aprire i conti anche in casa Pdl, dove molti sono pronti a chiedere conto a Denis Verdini e Ignazio La Russa - scajoliani in testa -. Non a caso da giorni si mettono le mani avanti e oggi Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera, ribadisce (come ieri Berlusconi a Napoli) che non ci saranno «conseguenze dirette sulla tenuta del Governo». Servono «nervi saldi», bisogna rivedere il programma di Governo «che coniughi rigore e crescita», dice al Corriere della sera. Quanto al Pdl «non è il momento delle correnti, delle firme sotto un documento (come quello che avrebbero preparato a Liberamente, ndr) ma quello di prendere di petto la questione: per difendere un leader carismatico come Silvio Berlusconi serve un partito forte». Altro fronte possibile, l'asse Pdl-Lega, con il Carroccio che mette sotto lente il ballottaggio a Milano per capire quale strada scegliere: ieri Moratti, tra le ultime carte prime del silenzio elettorale, ha puntato su Roberto Castelli vice sindaco. Ruolo che, dice però lo stesso al Messaggero, «non può che spettare a Matteo Salvini».