29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Beatificazione Papa Giovanni Paolo II

Ratzinger e predecessore tra continuità e discontinuità

A lungo collaboratore di Papa Wojtyla, negli anni emergono differenze e divergenze

CITTÀ DEL VATICANO - La scelta di Ratzinger di beatificare Giovanni Paolo II è un omaggio del Papa al suo predecessore, oltre che una risposta alla diffusa devozione di cui è circondato Wojtyla a sei anni dalla morte. Ma più passa il tempo e più il Pontificato di Benedetto XVI assume una fisionomia propria, marcando anche profonde differenze, se non divergenze, rispetto al lungo Pontificato precedente.

Tra Ratzinger e Wojtyla, di certo, c'è stato grande affetto e stretta collaborazione. Eletto Papa nel 1978, Giovanni Paolo II chiamò a Roma l'allora arcivescovo di Monaco a novembre del 1981, pochi mesi dopo l'attentato di Ali Agca che gli fece rischiare la vita e lo lasciò a lungo debilitato. Dal 1982, quando assunse l'incarico di Prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, Ratzinger fu il 'guardiano della fede' del Pontificato di Wojtyla. Per alcuni fu l'ideologo del Papa polacco, sebbene in realtà Giovanni Paolo II avesse una solida formazione teologica e prendesse le decisioni autonomamente. Lo ha spiegato di recente anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano di Ratzinger che ha raccontato, in un libro-intervista su Wojtyla, la vicenda della controversa dichiarazione dottrinale Dominus Jesus: «Il Papa stesso ha voluto in prima persona la dichiarazione dogmatica circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (Dominus Jesus), nonostante le dicerie che hanno attribuito a una 'fissazione' del cardinale Ratzinger o della Congregazione per la Dottrina della Fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico». Fu Ratzinger, ad ogni modo, a supervisionare il lavoro dottrinale di tutto il Pontificato Wojtyla, dalle indicazioni sulla teologia della liberazione al primo giro di vite sulla pedofilia. Tanto è stata la riconoscenza di Ratzinger che, ancora di recente, gli è capitato di parlare ad alcuni interlocutori di Wojtyla come «il» Papa.

Ciononostante non mancarono, già durante gli anni del Pontificato wojtyliano, sottili distinguo di Ratzinger. Chi lo conosceva bene raccontò che, pur senza prese di distanza plateali, il porporato tedesco non era in perfetto accordo con Wojtyla sull'incontro interreligioso di Assisi del 1986 e avrebbe preferito altre puntualizzazioni sui 'mea culpa' di Giovanni Paolo II. Ma non gradì neppure lo stile grandioso che accompagnò il Giubileo del 2000. Quanto alla pedofilia, fu tra i più fermi nell'affrontare con decisione lo scandalo e si scontrò, per questo, con altri settori della Curia romana pur vicini a Wojtyla. Anche per quanto riguarda i due filoni di indagine che hanno toccato il Vaticano l'ultimo anno - gli immobili di Propaganda fide nel quadro delle inchieste sugli appalti pubblici e i movimenti sospetti dello Ior - si è trattato di vicende che hanno le loro radici negli anni di Wojtyla e che, sotto Ratzinger, sono state man mano gestite con rigore diverso.