18 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Immigrati

UE: Bene permesso italiano, ma non basta per uscire

Nel resto dell'UE necessarie risorse economiche e motivi di viaggio. Parigi scontenta, ma può solo applicare condizioni di Schengen

BRUXELLES - La concessione del permesso di soggiorno temporaneo agli oltre 20.000 tunisini e agli altri nordafricani entrati illegalmente in Italia fra il primo gennaio e il 5 aprile 2011 sta facendo infuriare la Francia, che si trova costretta ora a negoziare con gli italiani, dopo aver respinto a Ventimiglia gli immigrati che pretendevano di considerare come un problema esclusivamente italiano. Ma la Commissione europea ha ripetuto oggi a Bruxelles che gli Stati membri hanno il diritto di concedere permessi temporanei agli immigrati irregolari arrivati da paesi terzi. L'Esecutivo Ue, tuttavia, ha anche avvertito che questi permessi non bastano, da soli, a garantire la libera circolazione nell'area Schenghen.

«Siamo consapevoli dell'intenzione del governo italiano di rilasciare questi permessi, così come riportato dai media, ma non abbiamo ancora ricevuto informazioni sul fatto che l'Italia abbia cominciato a rilasciarli», ha detto oggi a Bruxelles il portavoce della commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom, rispondendo ai cronisti italiani. «Gli Stati membri hanno il diritto, in generale - ha aggiunto il portavoce, Marcin Grabiec-, di rilasciare permessi temporanei ai cittadini di paesi terzi, come prevede, fra l'altro, la direttiva sui rimpatri; ma avere un permesso, per queste persone, non significa avere un diritto automatico di viaggiare nello spazio Schengen. Le persone interessate - ha precisato Grabiec - dovranno comunque rispettare alcune condizioni stabilite dalla Convenzione di Schengen: possedere un titolo di viaggio, avere mezzi di sussistenza, e non costituire un rischio per la sicurezza pubblica del paese in cui si recano».

Il portavoce ha quindi sottolineato che «se tutti questi criteri sono rispettati, gli immigrati con permesso temporaneo possono restare in un altro paese dell'area Schengen fino a tre mesi. Mentre se non rispettano tutti i criteri, o se sono trascorsi più di tre mesi, possono essere rinviati nello Stato membro di provenienza», ovvero, in questo caso, l'Italia.
«Pensiamo - ha concluso Grabiec - che sarebbe molto importante che gli Stati membri collaborassero tra loro, e che potrà essere utile, in particolare, la riunione annunciata per domani tra Italia e la Francia», ovvero l'incontro a Roma fra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il collega francese Claude Guéant.

Le spiegazioni del portavoce della Commissione si basano sugli articoli 5 e 21 della Convenzione applicativa degli Accordi di Schengen. Vi si legge che, per poter circolare liberamente nell'area di Schengen, i migranti provenienti da uno Stato membro (in questo caso l'Italia) dovrebbero disporre di «documenti validi che consentano l'attraversamento della frontiera» (come il permesso temporaneo di soggiorno rilasciato dalle autorità italiane), e di «un titolo di viaggio». Inoltre, se richiesti dalle autorità del paese in cui si recano, i migranti devono poter esibire «i documenti che giustificano lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto» e devono comunque «disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel paese di provenienza o per il transito verso uno Stato terzo nel quale la sua ammissione è garantita, ovvero essere in grado di ottenere legalmente questi mezzi». Infine, non devono essere considerati «pericolosi per l'ordine pubblico, la sicurezza nazionale o le relazioni internazionali» di uno dei paesi di Schengen. La Francia si appella proprio a queste condizioni, che sono state ricordate oggi ai prefetti della Repubblica, per cercare di arginare il prevedibile flusso di tunisini provenienti dall'Italia e ansiosi di visitare i parenti e amici che vi risiedono, e magari di cercare qualche occasione di lavoro. Parigi si sente aggredita, con un comportamento «non amichevole» da parte dell'Italia, come ha detto oggi una fonte francese a Bruxelles. Può protestare che questa è una nuova regolarizzazione di massa di immigrati irregolari, può minacciare di continuare ad applicare gli accordi di Chambery, che gli permettono di rispedire in Italia i nordafricani appena arrivano sul suo territorio. Ma non può evitare che l'Italia conceda i permessi temporanei di sei mesi, e non può chiudere le sue frontiere ai migranti che li posseggono, se rispettano anche le altre condizioni. Può solo riportarli a Ventimiglia se restano in Francia più di tre mesi, o se non hanno mezzi di sussistenza per restarci, o un biglietto di ritorno, oltre a quello di andata con cui sono arrivati. La Francia, in realtà, confermano fonti di Bruxelles, ora dovrà negoziare: per esempio chiedendo che le sia fornita una lista completa degli individui a cui verranno concessi i permessi temporanei, esigendo che siano tutti identificati con certezza (magari con l'uso dei dati biometrici), e soprattutto chiedendo garanzie che l'Italia se li riprenderà allo scadere dei tre mesi, o quando non rispettino le altre condizioni di Schengen.