24 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Emergenza immigrati

Berlusconi oggi a Tunisi per fermare lo «tsunami»

Missione diplomatica con il Ministro Maroni, ma esito incerto: «Vedremo se troveremo modo»

ROMA - Che la missione diplomatica sia complicata e dall'esito incerto lo si capisce dalle stesse parole, molte caute, usate da Silvio Berlusconi: il viaggio di oggi a Tunisi servirà a «vedere se il nuovo governo, che non è forte né eletto, potrà trovare il modo per evitare nuove partenze». Una formula dubitativa, perchè la certezza di tornare in Italia con la garanzia che la Tunisia si impegnerà a bloccare l'esodo di migranti e a riaccogliere quelli già arrivati in Italia, nel governo italiano non ce l'ha nessuno.

TRATTATIVE - Da palazzo Chigi non forniscono percentuali di riuscita, ma un autorevole esponente di governo, coinvolto negli incontri che hanno preceduto la missione, riconosce che «non c'è grande ottimismo». Anche se, è la speranza, il duro stop fatto arrivare sabato tramite l'agenzia di stampa tunisina «potrebbe essere solo un modo per alzare il prezzo della trattativa, alla maniera araba».
Dal punto di vista di palazzo Chigi, negli incontri (prima con il primo ministro Beji Kaid Essebsi e poi con il Presidente della Repubblica Fouad Mebazaa), Berlusconi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni chiederanno l'applicazione di un accordo già esistente, firmato oltre 10 anni fa tra i governi dei due Paesi e poi rinnovato nel 2009, e chiederanno anche di applicare la stessa legge tunisina, che considera reato l'espatrio non autorizzato. Incontri che saranno anche il primo contatto con la nuova leadership tunisina, di cui l'Italia è il secondo partner commerciale e che vede circa 700 imprese italiane attive nel Paese maghrebino.

LE CARTE DI FRATTINI E MARONI - Le carte a disposizione del governo italiano per chiudere l'accordo con Tunisi sono già quasi tutte scoperte, sulla base della bozza definita nella missione di Frattini e Maroni dei giorni scorsi. Il primo livello di confronto riguarda il futuro, ovvero l'impegno della Tunisia a fermare le partenze, quello che il premier ha chiamato lo «tsunami umano»: in cambio il governo di Roma offre motovedette, fuoristrada e quanto necessario per il pattugliamento. Il secondo livello riguarda il riaccoglimento dei tunisini già arrivati in Italia in questi ultimi mesi. Palazzo Chigi, viene sottolineato, non chiede a Tunisi di riprendersi immediatamente e in blocco i quasi 20mila migranti già in Italia: la soluzione potrebbe essere il rimpatrio a gruppi, di quanti sono con certezza identificati come tunisini. La contropartita sarebbe un piano di aiuti allo sviluppo, anche per facilitare il reinserimento nell'economia tunisina dei rimpatriati.
Questi dunque gli obiettivi del governo italiano, che si presenta con il volto «umanitario» mostrato da Berlusconi negli ultimi giorni. Se basterà per raggiungere un'intesa, lo si vedrà domani. Ma in caso di fallimento, nella maggioranza c'è già chi propone un 'piano B': «Se ci diranno di no - dice un autorevole dirigente leghista - dovremo iniziare a pensare ai rimpatri forzati e al pattugliamento italiano».