3 ottobre 2025
Aggiornato 06:30
Berlusconi denuncia il codice penale come arma di ritorsione politica

«Sono il baluardo contro il comunismo: ecco perchè vogliono annientarmi»

«Usciremo rafforzati dal processo, ma intanto loro hanno speso 20 milioni in rogatorie»

ROMA - «Ieri ho deciso di partecipare» all'udienza a Milano «per dimostrare a tutti che le accuse mosse sono infondate e ridicole» perché «è una realtà incontestabile e confermata categoricamente da testimoni che in Mediaset io non mi occupai mai dell'acquisto di diritti tv», ha affermato Silvio Berlusconi.

SONO L’OSTACOLO CHE IMPEDISCE ALLA SINISTRA DI TORNARE AL POTERE - «L'attacco a Berlusconi - ha aggiunto il presidente del Consiglio - va avanti, continua sempre perché bisogna continuare a tenere sotto una spada di Damocle giudiziaria e mediatica il nemico ideologico e politico Berlusconi, il vero e unico ostacolo che impedisce alla sinistra di ritornare al potere».

IL COMUNISMO DA NOI NON SI E’ MAI ARRESO - «Purtroppo il comunismo in Italia non si è mai arreso: c'è ancora chi usa il codice penale come strumento di lotta ideologica e pensa che la parte politicizzata della magistratura sia autorizzata a usare qualsiasi mezzo per annientare un avversario vittorioso nelle elezioni e forte nel consenso popolare», ha detto Berlusconi in un audiomessaggio ai Promotori della libertà.

USCIRO’ RAFFORZATO DAL PROCESSO - Dal processo Mediatrade Berlusconi uscirà rafforzato. Ne è convinto lo stesso Premier, che nell'audio messaggio ai Promotori della libertà si dice certo che «anche questa volta l'attacco fallirà, la verità sarà riconosciuta e ne verremo fuori più forti di prima».

I PROMOTORI DELLA LIBERTA’ DEVONO IMPEGNARSI A FAR CONOSCERE A TUTTI LA VERITA’ - Berlusconi invita i Promotori a mettersi d'impegno «per far conoscere a tutti la verità su questo processo e sugli altri smascherando chi ne approfitta per infangare il Presidente del Consiglio, il Governo e il Paese».
Sono «infondate e false» le accuse mosse contro Berlusconi nel processo Mediatrade. Lo ha ribadito lo stesso premier , che ha aggiunto: «Non mi sono mai occupato di acquisti diritti tv».

DAL 1994 NON MI OCCUPO PIÙ DELL’AZIENDA - «E' una realtà incontestata e confermata da tutti i testimoni - ha proseguito Berlusconi - che da gennaio 1994, data della mia discesa in campo in politica dopo essermi dimesso da ogni carica, mi sono allontanato dalle aziende per dedicarmi al bene del Paese».

IO SONO INNOCENTE MA LORO HANNO SPESO 20 MILIONI PER ROGATORIE E ATTI PROCESSUALI - Berlusconi ha ribadito che l'accusa di essere stato il socio occulto di Fran Agrama, l'imprenditore americano intermediario di Paramount, «è totalmente falsa e i miei avvocati lo hanno ampiamente dimostrato». Per questo, ha proseguito, «mi chiedo con quale coraggio la Procura di Milano abbia insistito a spenderci sopra con consulenze, rogatorie e atti processuali qualcosa come 20 milioni di euro tolti dalle tasche dei contribuenti». Agrama, ha ricordato ancora il premier, aveva per Paramount una sorta «di esclusiva» per cui «otteneva prezzi e condizioni favorevoli» sui prodotti che «vendeva a tv europee. Si poteva scalvare Agrama e comprare diritti da Paramount come facevamo da altre compagnie americane? La risposta è no. E' un fatto che per acquisire prodotti di Paramount Mediaset doveva necessariamente trattare con Agrama, tanto è vero che quando un amministratore cercò di trattare direttamente con la Paramount loro cedettero tutti prodotti alla Rai con danno per Mediaset».

DEI GUADAGNI DI AGRAMA NON HO AVUTO NEMMENO UN DOLLARO - «Sono stato socio occulto di Agrama? No - ha insistito Berlusconi -. E' un fatto che ho avuto con Agrama solo due incontri negli anni 80 e in seguito nessun rapporto. Non sono mai stato socio di Agrama. Avrei partecipato ai suoi utili? Assolutamente no, parlano i fatti: dai conti di Agrama sequestrati dai Pm risulta senza ombra di dubbio che tutti i guadagni sono rimasti nella sua esclusiva disponibilità e nemmeno un dollaro è andato a Silvio Berlusconi».