Fini: Chi ha ruolo pubblico rispetti uguaglianza davanti alla legge
Il Presidente della Camera: «Violazione di questo principio produce guasti in coscienza civile»
ROMA - «Deve essere sempre alta, presso chi ricopre pubbliche responsabilità, la consapevolezza dei guasti che possono prodursi nella coscienza civile per effetto di ogni violazione del principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, principio comune in ogni caso a tutte le democrazie liberali dell'Occidente». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, presentando l'iniziativa 'Unità d'Italia ed uguaglianza. Le Istituzioni dell'Unità in viaggio, a confronto con la classe dirigente del 2020' a Montecitorio.
UGUAGLIANZA - La terza carica dello Stato ha ricordato che «i 150 anni di storia unitaria, e in modo ancora più vigoroso i 63 anni della Carta del 1948, hanno consolidato nella coscienza degli italiani il senso profondo dell'equità sociale e civile».
«Il primo comma dell'articolo 3 della nostra Costituzione, che sancisce la pari dignità sociale dei cittadini e la loro eguaglianza di fronte alla legge - ha concluso Fini - è vissuto dagli italiani, non solo come un vincolo inderogabile per il legislatore ordinario, ma come una regola base della convivenza civile. Quando emergono situazioni di ingiusto privilegio o, viceversa, di evidente discriminazione, ne risulta turbato il patto fondamentale che sostiene la comunità politica. La percezione dell'ingiustizia e dell'arbitrio intacca il tessuto democratico della Nazione e mina la coesione sociale».