29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Le difficoltà del territorio sul lavoro di Alfano

«Essere siciliano e fare il Ministro della Giustizia non è facile»

Succede di tornare a Palermo e incontrare i parenti di un «41-bis». Intanto il Pm Antonio Ingoia rivendica il diritto di criticare la riforma

ROMA - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ospite ieri sera di Antonello Piroso a Niente di personale ha rivelato per quale ragione aveva detto inizialmente no al suo incarico di Guardasigilli motivandolo con il fatto di essere un siciliano.
«Lo dico con una profonda amarezza: il ministro della Giustizia ha tra le proprie prerogative e responsabilità quello di mandare i detenuti, con la propria firma, al carcere duro ed è difficile per me, tornando a trovare i miei familiari a Palermo, incontrare il cugino di quello del 41 bis o il fratello di un 41 bis. A me è successo- ha spiegato- e succede di tornare e di incrociarli... non lo so con certezza ma abito in un mandamento mafioso, come tutti i siciliani e in particolare i palermitani».

INGROIA (PM): LA MAGISTRATURA NON VUOLE SOSTITUIRSI AL POTERE LEGISLATIVO - Intervistato da Repubblica, il pm di Palermo Antonio Ingroia risponde alle critiche dopo il suo intervento contro la riforma della Giustizia, sabato in piazza dal palco romano del Costituzione Day. «La magistratura non vuole sostituirsi al potere legislativo, ma nel rispetto del potere legislativo un magistrato può esprimere il suo punto di vista tecnico su scelte che rischiano di essere uno strappo rispetto ai principi fondanti dell'assetto costituzionale» dice il magistrato.

ANCHE BORSELLINO FU ATTACCATO PER LE SUE DENUNCE - Quanto alle prese di posizione pubbliche, Ingroia aggiunge «non vedo un disorientamento ma un desiderio diffuso di capire e sentire pareri diversi. Poi, ci sono gli italiani, e sono tanti, vittime di una disinformazione massiccia. La stessa - aggiunge - che anni fa attaccò Paolo Borsellino, quando fece una denuncia pubblica sul calo di tensione nella lotta alla mafia». E sottolinea, «L'attacco non fu sui contenuti che Borsellino esprimeva, ma direttamente alla sua persona. Oggi vedo la stessa intolleranza. Certo, con uno spiegamento di uomini e mezzi molto più massiccio».

PENSO DI QUERELARE IL GIORNALE - Riguardo al «Giornale» che ieri titolava «Questo magistrato deve dimettersi» Ingroia aggiunge «Già in passato mi sono rivolto alle vie legali e ho avuto soddisfazione. Darò mandato ai miei legali di valutare i presupposti per un'azione legale».

C’E’ IL PERICOLO DELLA CACCIA AL PM - «Io» conclude Ingroia «ho detto esattamente le stesse cose degli altri esponenti dell'Anm. Non voglio pensare» che dietro le critiche a lui rivolte «ci sia un collegamento con le indagini e i processi di cui mi sto occupando». In questo caso «sarebbe una sorta di caccia al pm che viene percepito come minaccioso. Mi auguro davvero che non sia così».