25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Vertice ad Arcore con i legali, il Premier studia la strategia

Berlusconi «riflette» sul conflitto di attribuzione

Per Alfano a breve un cdm per la riforma complessiva. Alla proposta del Premier sulla reintroduzione dell'immunità parlamentare risponde con un no secco il vertice del Pd

ROMA - Si dovrebbe riunire domani il comitato di ministri ed esperti che dovrà distillare un testo della riforma della giustizia dalla relazione del ministro Angelino Alfano, approvata all'unanimità dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso. Ma si preciseranno stasera, in un vertice ad Arcore con i legali di Silvio Berlusconi, le ultime limature alla complessa strategia che il Governo e la maggioranza metteranno in campo per contrastare i processi contro il premier e ridimensionare quello che il presidente del Consiglio definisce il «contropotere politico» dei magistrati. Intanto divampa la polemica politica sull'intenzione di Berlusconi di reintrodurre l'immunità parlamentare totale, con il Pd «assolutamente contrario», l'Idv che evoca «la Banda Bassotti» e il Pdl che parla invece di «riforma di sistema».

Tra le mosse ancora da definire, l'ipotesi di spingere la Camera a sollevare il conflitto di attribuzione contro i magistrati milanesi, dopo la decisione di chiedere il rito immediato per Berlusconi: «Il presidente Berlusconi sta riflettendo», spiega un deputato del Pdl. Si potrebbe passare dalla Giunta per le autorizzazioni «come passaggio istruttorio, ma spetta all'aula decidere», aggiunge. Al momento comunque nessuna iniziativa in tal senso è stata comunicata al presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti (Pd). Né è confermata la voce, diffusasi in giornata, di un'accelerazione che porterebbe a riunire già domani il Consiglio dei ministri straordinario per varare la riforma costituzionale della giustizia. C'è «molto poco da aspettare per il Cdm straordinario» che varerà la riforma, si limita a dire il ministro Alfano, anticipando però che è ormai certo che anche la Corte Costituzionale subirà una profonda rivisitazione.

Quel che Alfano non scioglie sono i nodi sulla linea difensiva che Silvio Berlusconi terrà nella vicenda Ruby. In particolare, secondo il Guardasigilli, «il conflitto di attribuzioni può essere sollevato anche dalle forze parlamentari, ma il diretto interessato può anche chiedere alle Camere di pronunciarsi: sono scelte che spetteranno al presidente del Consiglio e che il premier compirà penso a breve».

Alla proposta lanciata dal presidente del Consiglio della reintroduzione dell'immunità parlamentare, risponde un no secco del vertice del Pd, che è «assolutamente contrario», a detta di Pier Luigi Bersani. Mentre Dario Franceschini spiega che «sarebbe folle garantire l'immunità a 945 parlamentari per garantirla a Berlusconi». Più soft l'approccio di Luciano Violante, secondo il quale «in un clima diverso si potrebbe affrontare la questione», ma per ora il suo è comunque un no.

Duro Savino Pezzotta (Udc): «Non posso essere complice - commenta - di un percorso che mira solo a salvaguardare il Presidente del Consiglio». E per Fabio Granata (Fli) «il 90 per cento degli italiani è contrario e il collegamento temporale ai guai di Berlusconi e della cricca è fin troppo evidente». Contrario anche Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, che accusa: più che l'immunità vogliono ripristinare «l'impunità». A suo giudizio «dopo tutto quello che è stato commesso dai parlamentari della Prima Repubblica, che hanno abusato dell'originaria formulazione dell' art 68 della Costituzione, ripristinare ora tale immunità sarebbe come consegnare le chiavi della cassaforte alla banda Bassotti».

L'opposizione dovrebbe capire, dice sull'altro versante Gaetano Quagliariello (Pdl), che la reintroduzione dell'immunità «è una riforma di sistema, non di parte nè di potere». Chiude il cerchio, sullo stesso fronte, l'adesione scettica del ministro Gianfranco Rotondi: «Reintrodurla servirebbe più di ogni riforma, ma la classe politica - prevede - non ne avrà il coraggio».