19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Politica & Giustizia

Corte Costituzionale interviene: non siamo bolscevichi, stop alle offese

Il Presidente De Siervo: «Clima pesante rende difficile il nostro lavoro. Compito della Corte tutelare la Costituzione e dovere dei giudici garantire indipendenza di giudizio»

ROMA - Il presidente della Corte costituzionale, Ugo de Siervo, difende ruolo e prerogative del giudice delle leggi dai costanti attacchi a cui la Consulta è sottoposta dal mondo della politica. «Bolscevico - dice sfruttando il palcoscenico della tradizionale conferenza stampa di inizio anno - non è nessuno di noi e qui c'è libertà d'idee, anzi, molti di noi sono molto moderati, eppure ci troviamo ribattezzati».

«Le decisioni che vengono adottate dalla Corte Costituzionale, all'unanimità o con maggioranze che sono di volta in volta diverse, rappresentano - insiste il presidente della Consulta - il punto di arrivo di un organo sicuramente imparziale. Asserire il contrario - dice De Siervo - è denigratorio per la Corte costituzionale e gravemente offensivo per ciascuno di noi». Insomma, sono «valutazioni del tutto infondate» quelle secondo cui i giudici costituzionali «deciderebbero in base a loro asserite appartenenze politiche». Per questo, De Siervo ricorda che «i giudici costituzionali sono appositamente scelti da organi diversi, ed entro categorie professionali particolarmente qualificate, in modo da garantire la loro più larga indipendenza di giudizio».

Ma quel che più spiace a chi siede sullo scranno più alto di palazzo della Consulta è il clima che si sta instaurando in Italia. «Devo registrare - dice - che purtroppo in molte occasioni la Corte Costituzionale deve operare molto più faticosamente, perché c'è un clima eccessivo, attacchi selvaggi, tentativi di denigrazione dei singoli giudici. Anche chi deve fare delle critiche, può farlo con un linguaggio meno esasperato». Forse per questo, De Siervo decide di chiudere la propria relazione citando Adone Zoli, il Guardasigilli che nel 1953 firmò la legge di istituzione della Corte Costituzionale: gli alti giudici, disse Zoli in quell'occasione, «sono quindici persone alle quali è affidato l'avvenire del nostro Paese, perchè nella tutela della Costituzione è l'avvenire pacifico del nostro Paese».

Dopo la polemica, parola alla «concretezza» invocata a più riprese dal presidente. Prima di tutto, il ruolo della Corte nelle celebrazioni per l'Unità d'Italia. «In un contesto difficile, ma nel quale opportunamente si celebrano i centocinquant'anni di vita unitaria del nostro Stato, posso garantire che la Corte cercherà di continuare a dare il proprio concreto contributo all'unità sostanziale del nostro Paese». Per questo, e non per altre ragioni, la Corte il 17 marzo lavorerà, visto che aprirà il proprio palazzo ai cittadini. Attenzione però a non dire che 'si lavora in un giorno di festa': De Siervo ha tenuto a precisare di volersi tenere fuori dalle polemiche di questi giorni e, a domanda diretta, a risposto «Vedremo cosa dicono le norme». Poi, però, ha aggiunto anche che «in un caso o nell'altro ci sono molte manifestazioni a cui partecipare». Quel che è certo, ricorda De Siervo, è che la Consulta «aprirà il suo palazzo a tutti i cittadini, che potranno visitarlo».