Schifani visita San Patrignano: «Giovani abbiano fiducia»
Muccioli: «La tossicodipendenza non è una malattia incurabile come viene considerata»
CORIANO - San Patrignano «è una realtà di cui l'Italia può andare fiera». Il presidente del Senato, Renato Schifani, arriva in visita a San Patrignano e spalanca gli occhi alla vista di quello che la dinastia Muccioli ha creato: laboratori di grafica modernissimi, vigneti, una cantina sociale all'avanguardia, scuderie, strutture recettive e di socializzazione di massimo livello, persino delle scuole. Sono lontani i tempi del 1978, quando sulle colline sopra Rimini c'era soltanto la casa di campagna dove Vincenzo Muccioli cominciò a svolgere attività di recupero di tossicodipendenti. Adesso, c'è una comunità organizzatissima, dove 1.500 ragazzi vivono e lavorano.
VISITA INFORMALE - Arrivato verso mezzogiorno, Schifani ha compiuto una visita piuttosto informale, con molti momenti di riflessione in compagnia di Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo e oggi responsabile della struttura. «Non immaginavo - ha detto Schifani conversando con i cronisti - di scoprire una realtà come questa. A San Patrignano c'è tanto privato e poco pubblico e riesce comunque ad essere un centro di eccellenza di recupero per chi sta male e ha bisogno. Un recupero etico, morale e psicologico e non solo farmacologico, come fa questa comunità, è ciò che serve oggi. Importantissimo poi il fatto che San Patrignano, oltre a pensare al recupero, si prende cura del reinserimento dei suoi ospiti nella società».
Tanti i giovani con cui Schifani si è fermato a chiacchierare durante la visita ed è a loro che ha rivolto un pensiero e un augurio: «Devono avere fiducia in San Patrignano, nel nostro Paese e in uomini come Andrea Muccioli che ha impiegato e continuerà a impiegare la propria vita per salvare questi ragazzi, cosa che fa con grande forza d'animo».
MUCCIOLI: NON E' UNA MALATTIA INCURABILE - Muccioli, dal canto suo, ha voluto sottolineare l'importanza della visita: «La profonda vicinanza e attenzione da parte delle alte cariche istituzionali dello Stato non può che dare ulteriore conforto, speranza e motivazione ai tanti ragazzi che sono qua. Un pensiero però deve andare a tutti quei giovani che non hanno ancora avuto il privilegio di poter venire in una struttura come questa che su basi educative sociali educative, senza usare farmaci come stampelle, riesce a dare speranza per il loro futuro e reinserirli nella società. Tutto questo perché credo che la tossicodipendenza riguardi l'uomo, la sua anima e la sua educazione. Non è una malattia incurabile come spesso viene considerata».