20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Si chiude la stagione venatoria

Caccia insanguinata: 35 morti e 73 feriti

I dati della Lega per l'abolizione della caccia: «Vittime cacciatori e non»

ROMA - E' di 35 morti e 73 feriti il bilancio 'umano' della stagione venatoria 2010/2011, che si chiude oggi in tutte le regioni italiane. Tra le vittime, 34 sono cacciatori morti in svariati incidenti e uno è un cercatore di funghi, ucciso per sbaglio da un cacciatore ad Arezzo; tra i feriti, 60 sono cacciatori e 13 persone rimaste ferite per caso. I dati sono resi noti dalla Lac, la lega per l'abolizione della caccia: sotto il tiro delle italiche doppiette sono dunque finite, in totale, 108 persone. Si tratta prevalentemente di cacciatori, ma non mancano cittadini disarmati, raggiunti dai pallini durante una passeggiata tra i boschi o una pedalata in bicicletta.

L'Enpa, ente protezione animali, sottolinea inoltre come i cacciatori non siano responsabili «soltanto per la perdita di vite umane e animali: alcuni di loro contribuiscono anche ad alimentare il fenomeno degli abbandoni e dei maltrattamenti». Alcune sezioni dell'Enpa infatti hanno registrato un allarmante incremento nel numero di abbandoni dei cani da caccia, sia di razza, primo tra tutti il setter inglese, seguito dal breton e dal segugio maremmano, sia meticci, molti dei quali trovati in pessime condizioni fisiche. In aumento, purtroppo, anche i sequestri per maltrattamento, le cucciolate indesiderate e le lesioni da arma da fuoco.

Ciononostante, spiegano gli animalisti, il 2010 ha visto una grande vittoria degli animali selvatici grazie a una modifica della legge 157/92, che ora vieta la caccia nei periodi di riproduzione e migrazione prenuziale, e obbliga stati e regioni a mantenere o riportare le specie di uccelli selvatici ad uno stato di conservazione soddisfacente. Secondo l'Ispra, l'istituto italiano scientifico di riferimento per la fauna selvatica, questo dovrebbe comportare una limitazione del periodo di caccia da ottobre a dicembre per la maggior parte delle specie. «Alcune regioni, tuttavia, con una palese violazione della normativa nazionale, hanno emanato calendari venatori illegittimi grazie a delibere o addirittura leggi regionali, impugnabili solo dal Governo, adottate all'ultimo momento proprio per precludere eventuali ricorsi al Tar», concludono.