30 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Calderoli: «Domani il nuovo testo»

Opposizioni: il federalismo è un pasticcio

Il Ministro per la semplificazione: «Il testo raccoglie sostanzialmente le esigenze di tutte le forze politiche». Terzo polo: «Nel nuovo fisco municipale niente di federalista»

ROMA - Roberto Calderoli è convinto che il nuovo testo del fisco municipale che porterà domani alle commissioni Bilancio «raccoglie sostanzialmente le esigenze di tutte le forze politiche». Ma le opposizioni sono deluse dalle modifiche illustrate oggi dal ministro nella Bicamerale sul federalismo: «E' un pasticcio», dicono in coro Mario Baldassarri (Fli), Linda Lanzillotta (Api), Gianluca Galletti (Udc) e Marco Causi (Pd).

«Vedremo se le modifiche saranno sufficienti a determinare un atteggiamento positivo delle opposizioni», è la speranza di Calderoli che conferma quanto già anticipato. Ovvero la doppia aliquota della cedolare secca sugli affitti: 20% per i canoni concordati, 23% per quelli liberi, con il 3% in più che sarà destinato ad un fondo per le famiglie in affitto e con figli a carico. Ma soprattutto il fatto che l'imposizione sulla prima casa non sarà reintrodotta: «E' un principio costituzionale garantito, e anzi andiamo incontro anche a quelle famiglie che non possono permettersi una prima casa e sono costretti all'affitto».

Le opposizioni vogliono attendere il testo definitivo, ma le prime reazioni sono deluse: «Gran parte del pasticcio che abbiamo denunciato rimane. Si rischia un buco di 2-3 miliardi», spiega il finiano Baldassarri che denuncia «i maneggi e magheggi del Tesoro». Anche per la rutelliana Lanzillotta «si rischia un impatto disastroso sulla finanza pubblica e una botta enorme su seconde case ed esercizi commerciali». Il centrista Galletti ritiene poi «l'unica cosa positiva il fatto che compare la parola famiglia», ma il mini-quoziente familiare «è una cosa piccolissima rispetto all'impianto generale». Il giudizio unanime del Terzo polo, che deciderà insieme l'atteggiamento da tenere, è che a questo punto la riforma «non ha niente di federalista, dovrebbero cambiargli il nome». E deluso è anche il Pd: «C'è una confusione enorme, neanche loro hanno capito cosa intendono fare», dice Marco Causi.