Udienza Consulta, si lavora a compromesso
La Corte è spaccata sulla bocciatura, possibile intesa su sentenza «interpretativa». Dopo relazione Cassese, parola a difesa Berlusconi e Avvocatura
ROMA - La Corte costituzionale di nuovo sotto i riflettori del mondo politico: l'udienza pubblica di domani dedicata al legittimo impedimento e la camera di consiglio che giovedì partorirà la decisione sullo 'scudo' processuale per il premier e i ministri sono l'evento principale della settimana politica. Sui giudici della Consulta si sono addensati anche nelle scorse settimane gli 'avvertimenti' dal centrodestra e dal Governo a non smontare il meccanismo legale che tiene Silvio Berlusconi lontano dai processi nei quali è imputato.
I giudici, riferisce chi ha avuto modo di parlarci, non hanno mai nascosto di essere «infastiditi» dalla responsabilità che è stata caricata sulle loro spalle: quella di una possibile fine prematura della legislatura se decideranno di bocciare la legge. Decisione che potrebbe arrivare, si dice negli ambienti giudiziari, di stretta misura: potrebbe essere lo stesso risicato risultato 8 a 7 registratosi in occasione dell'elezione di Ugo De Siervo alla presidenza, nel dicembre scorso. Ma per ridurre l'impatto politico della decisione prende piede l'ipotesi di un compromesso fra le due 'anime' delle Corte, attraverso una sentenza 'interpretativa', che cancellerebbe l'automatismo dei rinvii stabiliti dalla legge e restituirebbe al giudice di merito la valutazione sulla reale consistenza degli impegni di governo accampati dall'imputato: se cioè l'impedimento a comparire in udienza sia dovuto a impegni realmente «coessenziali a svolgere la funzione di governo».
In ogni caso, il 'D day' giurisdizionale che inizia oggi e si conclude giovedì potrebbe avere conseguenze meno rilevanti del previsto sui processi di Silvio Berlusconi, grazie ai cambiamenti nella composizione dei collegi giudicanti nei tre processi che lo riguardano: Mills, Mediaset diritti tv, Mediatrade. Un terremoto che costringerà a ripetere molte udienze e potrebbe avvicinare la prescrizione, scongiurando il rischio di una conclusione giudiziaria della storia politica del capo del Governo. Oggi l'udienza alle 9.30, nella settecentesca sala gialla al secondo piano di Palazzo della Consulta. Il giudice relatore Sabino Cassese riassumerà le ragioni dei tre ricorsi con i quali i giudici di Milano hanno sollevato questione di incostituzionalità dello 'scudo' processuale per premier e ministri. I giudici lamentano la violazione dell'articolo 138 (necessità di una legge costituzionale) e dell'articolo 3 della Costituzione (irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione). Le tesi a difesa del 'legittimo impedimento' verranno esposte in udienza dai legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, e dagli avvocati dello Stato Michele Dipace e Maurizio Borgo per conto della Presidenza del Consiglio.
Per i legali di Berlusconi, la legge non introduce una prerogativa, ma semplicemente la 'tipizzazione' di alcuni casi di impedimento a comparire in udienza già previsti dal codice (art.420-ter del codice di procedura penale). Inoltre, poichè ha un carattere temporaneo (18 mesi) la legge non può regolare un'immunità, sostengono ancora Ghedini e Longo, secondo i quali le norme consentono anche al giudice una valutazione sull'impedimento, anche se questa è solo relativa all'autenticità della certificazione della presidenza del Consiglio e non al merito dell'attività di governo. Mercoledì, poi, i giudici della Consulta dovranno decidere su sei quesiti referendari: quattro per l'abolizione delle norme che 'privatizzano' l'acqua, uno dell'Idv contro il nucleare e uno per l'abolizione totale del 'legittimo impedimento'. Se la Consulta dà disco verde al referendum ma dichiara l'illegittimità parziale della legge, allora spetta all'ufficio centrale della Cassazione decidere sull'interesse allo svolgimento o meno della consultazione.