1 agosto 2025
Aggiornato 19:00
Maratona di interventi

Salta l'ultima mediazione, oggi il verdetto della Camera sulla sfiducia

Bossi-Berlusconi: «Fiducia o elezioni». Pallottoliere prossimo al pari

ROMA - Maratona di interventi nelle aule di Camera e Senato, riunioni a staffetta in corridoi e uffici alla Camera e al Senato. Il primo giorno di confronto parlamentare è stato il giorno che Berlusconi ha aperto con l'annunciato «appello ai moderati» in Senato a evitare la «follia di una crisi al buio», dicendosi pronto a discutere e integrare il programma per allargare l'attuale maggioranza, a composizione e premier invariati, in direzione Udc. Una offerta che Fini, tramite i duri di Fli Bocchino, Urso, Della Vedova e Casini ci hanno messo poco a respingere.

«Se Berlusconi si dimette prima del voto alla Camera vuol dire che crede a quello che ha detto, altrimenti sono chiacchiere», ha detto il leader Udc pochi minuti dopo l'appello del Premier. E la risposta di Casini è diventata la chiave con cui Gianfranco Fini ha tentato di ricucire il possibile strappo interno a Fli dove Silvano Moffa - che va e viene per tutto il giorno dallo studio del presidente della Camera a incontri con i dirigenti Pdl - ha provato fino all'ultimo di ricomporre con il Pdl. In un documento unitario di Fli che direttamente a Berlusconi viene portato da Moffa e Urso si chiede esattamente questo: le dimissioni del premier fra il voto del Senato e quello della Camera, in cambio all'impegno nero su bianco a sostenere poi al Quirinale il reincarico e non altri nomi.

E' allora Umberto Bossi, già tiepido sin dal mattino sulle aperture di Berlusconi in direzione Udc, a chiudere i giochi, ancora prima che sia il Pdl a rispondere all'ultima mediazione dei pontieri finiani: «Berlusconi - ha annunciato Bossi comparso ad hoc in Transtlantico - non si dimette: si va al voto alla Camera e al Senato . E otterrà la fiducia». Praticamente le stesse parole che ha detto Berlusconi ai suoi e che Paolo Bonaiuti formalizza alla stampa.

La replica serale di Berlusconi alla Camera è stata quasi un atto dovuto. Per lo più ha riletto il discorso del Senato, appello ai moderati compreso. Ma questa volta rivolto individualmente ai parlamentari Fli. «Non è in gioco la mia persona....», ha detto fra un boato di «nooooo» delle opposizioni. In assenza di intese politiche robuste, del verdetto finale della Camera, fra le 12 e le 13 di oggi, resta prevedibile solo l'orario.