19 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Centrodestra

Il Pdl a Fini: confermi appoggio o apra crisi

Da Berlusconi «nessun passo indietro». I capigruppo: «Non esistono governi tecnici ma solo politici, se crisi si vota»

ROMA - Gianfranco Fini deve confermare l'appoggio al governo dopo le sue ultime dichiarazioni, oppure «prendersi la responsabilità di una crisi»: lo dichiarano in una nota Fabrizio Cicchitto (capogruppo Pdl alla Camera), Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello (capogruppo e vicecapogruppo in Senato). «Al punto in cui siamo arrivati, è indispensabile la più assoluta chiarezza da parte di tutti perché ognuno deve assumersi le sue responsabilità davanti alle istituzioni e al popolo italiano» afferma la nota. «Ci auguriamo che ciò che è stato attribuito all'on. Fini, sull'eventualita' che l'on. Berlusconi faccia un passo indietro e dunque si dimetta da premier e provochi una crisi di governo, si limiti ad essere una battuta polemica destinata ad esaurirsi nel circo mediatico».

Nessun passo indietro - «Dal canto suo, l'on. Berlusconi non intende compiere alcun passo indietro perché non esiste alcuna ragione per farlo» assicurano i parlamentari del Pdl. «Si tratterebbe solo di una fuga dalle responsabilità, che invece impongono di procedere senza indugi nell'attivita' di un governo voluto dalla maggioranza degli elettori e al quale il Parlamento ha recentemente rinnovato la sua fiducia».
E quindi, «Di fronte a questa determinazione, l'on. Fini dovrà fare le sue valutazioni: o confermare l'appoggio al governo o prendersi la responsabilità di una crisi. Ci auguriamo che la scelta dell'on. Fini vada nella prima direzione, di carattere positivo e costruttivo».

Solo Governi politici - «Nel secondo caso, invece» proseguono i capigruppo, «non ci si potrebbe stupire se la crisi finisse per condurre dritto alla elezioni. Come e' stato autorevolmente affermato, infatti, non esistono governi 'tecnici' ma solo governi politici».
«In particolare, di fronte a una crisi dell'attuale esecutivo, le uniche alternative al voto sarebbero o un governo sostenuto da una larghissima coalizione, per il quale evidentemente non esistono le condizioni stante l'indisponibilità del PdL e per quanto a noi noto anche della Lega, ovvero delle due forze che insieme hanno vinto le elezioni del 13 aprile 2008; o un governo eventualmente formato da tutti coloro che quelle elezioni le hanno perse, per il quale, anche nella non scontata ipotesi che vi fosse una maggioranza in Parlamento, non esisterebbero comunque le condizioni in termini di legittimazione democratica».