Tregua a Terzigno, ma Maroni minaccia la linea dura
La polizia presidia la rotonda di via Panoramica, ma la protesta si mantiene pacifica. Clan infiltrati nella protesta? Indaga la Dda
TERZIGNO - Dopo giorni di scontri e alta tensione, tutto tace nella notte di Terzigno. La polizia presidia la rotonda di via Panoramica, ma la protesta si mantiene pacifica. Una calma apparente in attesa di una svolta: «non promesse, ma una soluzione definitiva che possa permettere alla comunità di ricominciare a vivere», riferiscono i leader della protesta. Una tregua che arriva nonostante le parole del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha minacciato l'uso della forza: «A Terzigno ci sono stati atti di vera e propria violenza nei confronti delle forze dell'ordine e questo non è più accettabile. Faccio un invito a tutti a deporre le armi, altrimenti credo che sarà necessario intervenire in modo più duro di quanto non sia stato fatto fino ad ora», ha detto Maroni.
Guerriglia alimentata dai clan - Una dichiarazione che non è piaciuta al sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella: «La violenza è sempre da condannare, da qualunque parte provenga. Ma se occorre usare la forza, allora lo si faccia anche nei confronti degli inadempienti dello Stato», ha affermato. Una polemica a distanza nella quale si innesta un terribile sospetto: la guerriglia urbana dei giorni scorsi sarebbe stata alimentata dai clan. «Le indagini devono individuare questi gruppi di violenti. Io ritengo che non abbiano nulla a che fare con la protesta, vogliono solo strumentalizzare, creare incidenti e disordini, farci scappare il morto. Noi non lo consentiremo: stiamo verificando se ci sono collegamenti tra questi gruppi e alcune associazioni criminali», ha ammesso Maroni.
Indagini DDA - E non è un caso che sull'intifada di Terzigno, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli abbia aperto un fascicolo per appurare eventuali infiltrazioni della camorra. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto, Rosario Cantelmo. Le ipotesi di reato sarebbero danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, detenzione di armi: tutti aggravati da metodo e finalità mafiosi.
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