12 ottobre 2025
Aggiornato 05:00
Rifiuti

A Napoli circa 2mila tonnellate d'immondizia in strada

Le giacenze sono cresciute da domenica, la situazione è destinata ad acuirsi. Bilancio Asia: «Finora danni per oltre 2 milioni di euro»

NAPOLI - A Napoli ci sono 1.915 tonnellate di rifiuti abbandonate in strada anche perchè le giacenze sono cresciute dalla scorsa domenica quando si è acuito il problema del conferimento in discarica. Ad annunciarlo l'assessore all'Igiene del Comune di Napoli Paolo Giacomelli in conferenza stampa a Napoli. «Se non riusciamo a smaltire questa immondizia, ossia 1.230 tonnellate circa al giorno a cui si aggiunge il materiale differenziato a 1.930 tonnellate quotidiane, la situazione è destinata ad acuirsi».

Una soluzione per arginare il problema potrebbe essere fornita, secondo Daniele Fortini amministratore delegato dell'Asia, società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in città, dalla possibilità di mandare 1.200 tonnellate al giorno agli Stir ossia agli impianti di tritovagliatura di Caivano, Giugliano e Tufino oltre alle 700 tonnellate quotidiane da riversare, come attualmente si fa, alla discarica napoletana di Chiaiano. «In questo modo in 5 giorni - ha detto Fortini - potremmo eliminare le giacenze. Questa è una soluzione praticabile che potrebbe far uscire la città da questa fase di emergenza».

Bilancio Asia - Dopo oltre una settimana di scontri, aggressioni e veri e propri attentati l'Asia conta anche i danni economici finora prodotti dalla situazione emergenziale dei rifiuti nella Provincia di Napoli. Sono 11 gli automezzi distrutti per un danno di 2 milioni e 170mila euro e cinque gli autisti degli autocompattatori ancora ricoverati in seguito alle violenze subite. A questo si aggiungono 13.500 ore di straordinari che «dovremo pagare». «Stiamo facendo sforzi immensi per fronteggiare la situazione - ha detto in conferenza stampa a Napoli Fortini - ma se non abbiamo certezze di dove poter sversare non sappiamo cosa fare. La nostra richiesta è quella di poter utilizzare al massimo gli impianti di tritovagliatura che adesso lavorano al 20%».