20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Solidarietà bipartisan e polemiche

Belpietro, scintille tra Pdl e Di Pietro

L'affondo di Cicchitto: «Fatti generati dal linguaggio violento in piazza e alle Camere». Idv: «Si vergogni chi criminalizza la piazza». Maroni: «Massima allerta»

ROMA - E' bipartisan la solidarietà al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che la notte scorsa grazie alla sua scorta è scampato all'agguato di un uomo armato che lo ha atteso al ritorno a casa. La preoccupazione per il clima di tensione è di tutti ma, anche nel giorno della condanna unanime dell'episodio, tra Pdl e Italia dei Valori sono scintille.
E' Fabrizio Cicchitto il primo a puntare il dito contro «il linguaggio violento usato nelle piazze, in Parlamento e in televisione e l'esaltazione della contestazione che toglie la parola agli avversari politici» che «mette in moto un meccanismo che alla fine suscita e provoca la violenza autentica». Il riferimento è ad Antonio Di Pietro e le stesse parole il presidente dei deputati Pdl le aveva usate anche ieri «provocando - come lui stesso ricorda - la reazione di Leoluca Orlando», portavoce Idv.
La risposta di Orlando anche oggi non si fa attendere: «L'estrema gravita di quanto accaduto - afferma ci impone di ignorare le ignobili provocazioni, strumentalizzazioni e le incitazioni alla violenza di Cicchitto».

Ma la replica più dura arriva da Di Pietro, oggi alla manifestazione nazionale della cantieristica navale in piazza della Repubblica a Roma: «Queste non sono teste matte, non sono terroristi come adesso vogliono far credere quelli che approfittano di quel disperato criminale che ha tentato di aggredire Belpietro per scaricare su chi protesta e su di me quel che è accaduto. Si vergognino coloro che vogliono criminalizzare la protesta». I messaggi di solidarietà a Belpietro non si contano: da Bersani a Casini al presidente della Camera, Gianfranco Fini, nonostante i rapporti tesi di quest'ultimo con il quotidiano Libero in prima fila con il Giornale nell'inchiesta sulla vendita della casa di An a Montecarlo. «Nulla - dice la terza carica dello Stato - può consentire non certo di giustificare ma nemmeno di minimizzare o ignorare un episodio gravissimo e inquietante quale quello che lo ha coinvolto».

In molti non nascondono il timore di un ritorno agli anni di piombo. A partire dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ricorda: «Ci sono stati altri episodi nei giorni precedenti e stiamo prestando la massima attenzione perchè non succedano cose che abbiamo già visto anni fa e che non vogliamo che si ripetano». E il viceministro leghista Roberto Castelli ricorda «con grande preoccupazione che anche all'inizio degli anni di piombo, fra i primi bersagli ci furono i giornalisti». Per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «è un fatto gravissimo che trova la sua origine in un clima teso, dai toni arroventati, non consono a logiche democratiche, che può portare a gesti inconsulti da parte di squilibrati o a gravi atti che rispondono solo a un insano sistema di violenza e di prevaricazione. Spetterà agli investigatori accertare con la massima urgenza la natura dei fatti, perché sia tutelato il diritto alla libera informazione e alla manifestazione pubblica di tutte le opinioni».