I nomadi espulsi da Sarkozy piombano a Roma
Nella capitale segnalato un via vai di auto con targa francese nei pressi degli insediamenti abusivi della periferia
ROMA - La prima reazione sarebbe quella di dire «grazie Sarkozy, ci hai fatto proprio un bel regalo».
Ma a mente fredda non si può non ammettere che questo travaso di nomadi da Parigi a Roma è la conferma che il problema dei nomadi, visto il sistema dei vasi comunicanti in vigore nell’ Unione, non si risolve con iniziative unilaterali, ma con una azione concertata a livello europeo.
Da Parigi alla Magliana - Sul piano della cronaca le segnalazioni di una invasione di nomadi francesi viene dagli abitanti della Magliana, uno dei quartieri più esposti alla presenza di clandestini e di campi abusivi.
Il Campidoglio nei mesi scorsi era riuscito nella non facile opera di bonificare una buona fetta di questo territorio, ma da quando la Francia ha messo in atto le espulsioni i cittadini del quartiere hanno notato il ripopolamento delle aree abusive e la presenza sempre più massiccia in zona di vecchie auto di grossa cilindrata con targa francese.
Insomma un problema in più per la Capitale che è già alle prese con la sistemazione delle migliaia di nomadi che l’hanno invasa negli anni dell’inerzia e dell’accondiscendenza delle giunte di sinistra.
Deportazioni - Una cosa è certa, i fatti stanno dimostrando che le fughe in avanti, tipo le deportazioni alla Sarkozy, possono creare più problemi di quanti ne risolvano.
Ma al tempo stesso la vicenda del travaso da Parigi a Roma dei nomadi è la prova provata che il problema dell’immigrazione, e in particolare dei nomadi, non più essere affrontato seguendo gli schemi classici del razzismo o del buonismo indiscriminato.
Intanto bisogna tracciare una linea netta fra gli immigrati onesti che vengono nel nostro Paese per lavorare e dare un avvenire ai loro figli e chi viene per approfittare delle libertà che l’Italia concede o con il preciso scopo di delinquere.
Ai primi, compatibilmente con quanto l’Italia è in grado di offrire, bisogna allargare le braccia.
Con gli altri vanno invece applicate al più presto misure da tolleranza zero.
Il caso nomadi - I confini fra questi due modi di essere, se si vogliono ottenere dei risultati, vanno tracciati con fermezza e lucidità, cercando di non farsi guidare dalla facile retorica o dal livore.
Per quanto riguarda i nomadi va fatto un discorso a parte.
Va denunciato, senza soggiacere al ricatto di passare per razzisti, che questa popolazione risiede da decenni in Italia senza avere fatto nulla per rispettare il Paese che le ha dato loro l’opportunità di vivere e sfamare le sue famiglie.
Tanto per fare un esempio, i nomadi che occupano i campi attrezzati con bagni chimici dal Comune di Roma presso un grande campo a Tor di Quinto, sistematicamente preferiscono rilasciare i loro escrementi nella contigua pista ciclabile.
Nel giro di pochi anni sono stati tre milioni gli immigrati che hanno trovato un lavoro in Italia. Quanti di essi sono rom? Al contrario i loro bambini continuano ad essere sfruttati sui marciapiedi, le loro vecchie lasciate a impietosire i passati inginocchiate per ore con il viso a terra. Le loro giovani impiegate in gruppi a borseggiare anziani turisti nei luoghi più visitati della Capitale.
E’ razzismo questo? No, è una fotografia. E non abbiamo parlato di furti o di violenze varie.
Europa buonista o menefreghista? - Può una società assistere a tutto questo senza fare nulla? Sarkozy ha scelto la strada delle espulsioni. I romani, in particolare quelli che abitano in zone periferiche e già di difficile vivibilità, stanno subendo sulla loro pelle gli effetti della cura alla francese.
E’ ora che l’Europa, più che attenta quando si tratta di stabilire la misura della zucchine, si svegli e studi dei rimedi che tengano conto che non basta essere minoranza per essere vittime. O è giusto che una maggioranza come quella che abita le periferie subisca, indifesa, le angherie di piccoli gruppi violenti e coesi?
Forse Gheddafi è esoso quando chiede cinque miliardi di euro per farsi carico (vai a vedere poi come) del problema dei clandestini. Ma non è nemmeno giusto che l’Unione se ne infischi riversando tutto l’onere di questa invasione sulle spalle dell’Italia e di pochi altri Paesi.
Altrimenti va a finire come è andata ieri nella super rossa, progressista e tollerante Livorno, dove trecento persone hanno assediato per ore, e tentato di linciare, due romeni che avevano fracassato con inaudita violenza le ossa di un portuale e di suo padre, solo per essere stati invitati a gettare nei contenitori, e non davanti alle abitazioni dei residenti, i loro rifiuti.